Venerdì 15 novembre anche Modena e il suo tessuto imprenditoriale saranno direttamente coinvolti nello sciopero nazionale di quattro ore indetto da Cgil Cisl e Uil per protestare contro la legge di stabilità che il governo ha portato all’esame del Parlamento e che dovrà essere approvata entro fine anno.
Dobbiamo doverosamente premettere che così come è stato articolato, l’impianto di questo importantissimo strumento non soddisfa le attese del sistema imprenditoriale.
Da subito il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha manifestato forti timori su una manovra che più che favorire la lenta ripresa che si sta profilando, forse la deprime. “I passi intrapresi andrebbero anche nella direzione giusta”, ha affermato di recente, “ma ancora una volta sono passi non sufficienti per ritrovare la crescita”.
Pertanto, per certi versi, potremmo anche comprendere le motivazioni dei sindacati. Cgil, Cisl e Uil si stanno opponendo a una manovra finanziaria che non accontenta nessuno e per la quale in sede di discussione parlamentare sono stati presentati oltre 3000 emendamenti.
Ma ciò che non possiamo condividere, in questo particolare momento di difficoltà della nostra economia, sono le modalità della protesta.
Ovviamente non è nelle nostre intenzioni mettere in discussione il diritto di sciopero, sancito formalmente dalla nostra Costituzione.
Tuttavia riteniamo opportuno rendere pubblica una riflessione che in questi giorni accomuna tantissimi nostri imprenditori: siamo davvero sicuri che questa forma di protesta vada davvero incontro alle esigenze delle aziende e dei loro dipendenti?
Siamo davvero sicuri che quattro ore di sciopero, pur pienamente legittime, risultino davvero utili per tutte quelle imprese che sono impegnate con le unghie e con i denti a non perdere commesse? Siamo certi che questa interruzione del lavoro dia davvero una mano a tutte quelle aziende che con coraggio stanno investendo in mercati sempre più lontani?
Forse era il caso di pensare a una forma di protesta importante ma che non incidesse direttamente sull’attività delle imprese e sulle buste paga dei lavoratori.
Abbiamo cinque anni di recessione alle spalle e la ripresa è poco più che un miraggio: vale la pena togliere benzina, anche se per poco, a una macchina che sta tentando di ingranare la marcia?