menani_2La Regione Emilia Romagna ha comunicato, fino al prossimo 30 settembre, l’attivazione della fase di attenzione per il rischio di incendi boschivi su tutto il territorio regionale.

In questo periodo sono vietate tutte le azioni che possono anche solo determinare l’innesco d’incendio, in particolare, secondo quanto previsto dalle “Prescrizioni di massima della Polizia Forestale”:

a) è vietato a chiunque accendere fuochi all’aperto nelle aree forestali, nei terreni saldi o pascolivi, a distanza minore di 200 m. dai loro margini esterni;

b) è consentita l’accensione di fuochi, con le necessarie cautele, su appositi bracieri o focolai nelle aie e cortili di pertinenza di fabbricati siti all’interno dei predetti aree e terreni o su aree adeguatamente scelte ed attrezzate allo scopo, e debitamente segnalate dall’Ente delegato competente per territorio, (previamente ripuliti da foglie, da erbe secche e da altri materiali facilmente infiammabili, con l’obbligo di riparare il focolare in moda da impedire la dispersione della brace e delle scintille e di spegnere completamente il fuoco prima di abbandonarlo);

c) nei casi di cui alle lett. a e b, il fuoco deve essere, comunque, sempre custodito; coloro che lo accendono sono personalmente responsabili di tutti i danni che da esso possono derivare;

d) nelle aree forestali ed in particolare nei castagneti da frutto, nei terreni saldi e pascolivi non è permesso l’abbruciamento della vegetazione, a scopo di pulizia;

e) l’abbruciamento delle “stoppie” delle colture agrarie e della vegetazione erbacea infestante è vietato a meno di 200 m dalle aree forestali, dai terreni saldi;

f) nelle aree forestali è sempre vietato accendere i fuochi, far brillare mine, usare apparecchi a fiamma o elettrici per tagliare metalli, usare motori, fornelli o inceneritori che producono faville o brace, fumare o comunque compiere ogni altra operazione che possa creare pericolo immediato o mediato di incendio.

L’art. 24 del Regolamento Comunale di Polizia Urbana, però, è più restrittivo in materia, in quanto fa divieto di “bruciare materiali di qualsiasi tipo o accendere fuochi nel territorio comunale compresi fuochi liberi a sterpaglie, siepi, erbe degli argini di fossi, scarpate nonché materiali di varia natura presenti nei cantieri edili”.

“Ogni anno – afferma il Vicesindaco con delega alla Protezione Civile del Comune di Sassuolo Gian Francesco Menani – assistiamo ad incendi che non solo distruggono ettari di terreno ma mettono a rischio l’incolumità di persone, animali ed addirittura abitazioni limitrofe. Invito tutti i cittadini – prosegue – ad attenersi scrupolosamente alle disposizioni che sono state redatte proprio per evitare che, da una sbadataggine o da un gesto ritenuto innocuo, possano scaturire problemi ben più gravi e seri. In particolare mi rivolgo ai proprietari di terreni dismessi o in cui comunque crescono incolte le erbacce che, una volta secche, possono rappresentare il terreno più adatto a questo tipo di problemi: è indispensabile fare la dovuta manutenzione onde evitare danni e sanzioni”.

Per le trasgressioni ai divieti, infatti, si applica la sanzione amministrava del pagamento di una somma che va da un minimo di €1.000,00 ad un massimo di € 10.000,00, salvo che il fatto non costituisca reato, nel qual caso, ovviamente si applicano le norme contenute nel codice penale che richiamiamo..

Art. 423 “Incendio”

Chiunque cagiona un incendio è punito con la reclusione da tre a sette anni.

La disposizione precedente si applica anche nel caso d’incendio della cosa propria, se dal fatto deriva pericolo per l’incolumità pubblica.

Art. 423-bis. “Incendio boschivo”.

Chiunque cagioni un incendio su boschi, selve o foreste ovvero su vivai forestali destinati al rimboschimento, propri o altrui, è punito con la reclusione da quattro a dieci anni.

Se l’incendio di cui al primo comma è cagionato per colpa, la pena è della reclusione da uno a cinque anni.

Le pene previste dal primo e dal secondo comma sono aumentate se dall’incendio deriva pericolo per edifici o danno su aree protette.

Le pene previste dal primo e dal secondo comma sono aumentate della metà, se dall’incendio deriva un danno grave, esteso e persistente all’ambiente.

Art. 424. “Danneggiamento seguito da incendio”.

Chiunque, al di fuori delle ipotesi previste nell’art. 423-bis, al solo scopo di danneggiare la cosa altrui, appicca il fuoco a una cosa propria o altrui è punito, se dal fatto sorge il pericolo di un incendio, con la reclusione da sei mesi a due anni.

Se segue l’incendio, si applicano le disposizioni dell’art. 423, ma la pena è ridotta da un terzo alla metà.

Se al fuoco appiccato a boschi, selve e foreste, ovvero vivai forestali destinati al rimboschimento, segue incendio, si applicano le pene previste dall’art. 423-bis.