La fusione dei Comuni di Savignano e San Mauro Pascoli sarà sottoposta alla consultazione delle popolazioni residenti attraverso un referendum. E’ quanto ha deliberato l’Assemblea legislativa regionale votando a larga maggioranza (favorevoli Pd, Idv, Fds, Sel-Verdi, Mov5stelle, Lega nord, Udc, Gruppo Misto e Giovanni Favia; contrario solo il Pdl) la proposta di indizione del referendum avanzata in Aula da Antonio Mumolo, relatore del progetto di legge che istituisce un nuovo comune tramite la fusione dei due oggi esistenti in provincia di Forlì-Cesena.
In attesa del referendum, che come prevede la norma regionale avrà carattere consultivo, il progetto di legge predisposto dalla Giunta regionale, già licenziato dalla prima commissione, rimane sospeso e potrà terminare il suo iter di approvazione solo dopo l’esito della consultazione popolare. Ai fini della validità del referendum – ha precisato Mumolo nella sua relazione – la legge regionale non richiede quorum (né deliberativo, né partecipativo). Oltre al quesito per esprimere il sì o il no sulla fusione, ai cittadini sarà sottoposto anche un secondo quesito relativo alla scelta della possibile denominazione del nuovo comune tra una rosa di sei proposte (avanzate degli stessi Consigli comunali): Rubicone Pascoli, Pascoli Rubicone, Rubiconia Pascoli, Rubicone pascoliano, Pascoli Valle Rubicone.
Come ha spiegato il relatore, la proposta di legge di fusione è un “atto dovuto” conseguente alle richieste espresse a maggioranza qualificata dai due Consigli comunali di Savignano e San Mauro Pascoli, che sono espressione di quelle popolazioni. L’iter del progetto di legge è chiarito punto per punto dalla legge regionale 24/06.
L’obiettivo della fusione, come risulta dallo studio di fattibilità – ha poi chiarito Mumolo – è rappresentato dalla prospettiva di raggiungere migliori economie di scala, una specializzazione e qualificazione dei servizi ed una massa critica sufficiente per sviluppare anche servizi ulteriori. “La proposta sembra dunque migliorativa, dal punto di vista qualitativo e quantitativo, dei servizi svolti dalle attuali due amministrazioni ed è stata presentata quale strumento di risposta adeguato alla costante evoluzione del quadro normativo e finanziario che sempre più grava sugli enti locali”.
LA PROPOSTA DI LEGGE
La proposta legislativa (la cui formulazione finale sarà eventualmente approvata dall’Aula solo dopo il referendum) istituisce, tramite la fusione dei due pre-esistenti, un nuovo Comune in provincia di Forlì-Cesena con circa 30.000 abitanti ed una estensione di circa 40 chilometri quadrati, con una densità abitativa molto alta. Il nuovo comune decorrerà a partire dal primo gennaio 2014 e potrà contare su oltre 5 milioni di euro di finanziamenti regionali nell’arco dei primi quindici anni (oltre a ulteriori 10 milioni circa di finanziamenti statali). Il progetto di legge prevede infatti contributi dalla Regione pari a 450 mila euro all’anno per il primo decennio e di 135 mila per ulteriori 5 anni. Previsto anche un contributo straordinario regionale, in conto capitale, di 150 mila euro all’anno per i primi tre anni. Tra gli altri possibili vantaggi, il nuovo Comune potrà derogare dal Patto di stabilità per due anni.
“Le fusioni rappresentano una speranza per le nostre comunità martoriate dalla crisi, sono una chance per dare risposte ai cittadini – sottolinea Simonetta Saliera, vicepresidente della Regione Emilia-Romagna – che chiedono investimenti, lavoro e servizi: è la via per rafforzare le nostre comunità, avere una seria alternativa al declino e poter fare di più con meno risorse”.