In attesa che la magistratura svolga accuratamente l’indagine in corso sulla Banca Monte dei Paschi di Siena, in questi giorni ho raccolto le preoccupazioni di molti reggiani che hanno i loro conti correnti presso la banca stessa e che, attraverso essa, hanno acquistato anche prodotti finanziari a scopo di investimento. In particolar modo li preoccupa il fatto che, dopo le note vicende, il titolo Mps sia stato sospeso in Borsa per eccesso di ribasso. Mi auguro che certe “traversie finanziarie” non finiscano per penalizzare le migliaia di risparmiatori reggiani che si sono fidati della banca del partito. Il presidente di Mps ed in precedenza presidente della Fondazione Monte Paschi di Siena, Giuseppe Mussari, si è dimesso recentemente dalla carica di Presidente dell’Abi, ma non è certo il solo responsabile. Giuseppe Mussari è indagato dalla Procura di Siena in quanto sospettato di avere agito con troppa disinvoltura, se così si può dire, nel mercato dei derivati e dei titoli tossici. Risulta difficile che possa averlo fatto senza l’avallo dei suoi padrini di sinistra. Non dimentichiamo che la banca è di proprietà assoluta del Pd, lo sanno anche i bambini; il Partito nella fondazione di controllo nomina 16 consiglieri su 19.

Se la Magistratura metterà su Montepaschi lo stesso zelo che ha messo in altre vicende, ci troveremo davanti ad una situazione tipo Lehman Brothers. La cosa grave è che tutto ciò accade mentre il governo Monti accorda 3,9 miliardi di Euro all’Mps, più dell’Imu pagata sulla prima casa dagli italiani.

Per comprendere la situazione della città di Siena, basta ricordare che la sua principale banca, Mps appunto, è, di fatto, in amministrazione controllata, la sua Università è la più indebitata d’Italia, mentre il Comune è commissariato. Sarà bene che i Procuratori senesi indaghino a fondo per stabilire le responsabilità dirette e indirette su Monte Paschi. Non a caso anche il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, al riguardo, ha parlato di responsabilità politiche.

(Fabio Filippi)