Soliera partecipa alla Giornata della Memoria che ricorda la persecuzione e lo sterminio di ebrei, sinti, rom, omosessuali, persone con disabilità mentale o fisica da parte del regime nazista. Lo fa proponendo domenica 27 gennaio e lunedì 28 gennaio, alle ore 21, al Nuovo Cinema Teatro Italia, la proiezione del film “Appartamento ad Atene”, pellicola uscita lo scorso anno e pluripremiata nei festival internazionali.
“Il 27 gennaio deve accompagnarci tutto l’anno”, commenta Patrizia Natali, assessore alla Memoria del Comune di Soliera, “con la consapevolezza della responsabilità che abbiamo come comunità civile di trarre sempre la lezione dal nostro passato, di doverla trasmettere ai giovani, di fare tutto ciò che possiamo e dobbiamo affinché non si riproponga come attualità o prospettiva futura per i nostri figli”.
Opera prima del regista Ruggero Dipaola, “Appartamento ad Atene” nasce da una storia realmente accaduta e raccontata dall’omonimo romanzo di uno dei più importanti scrittori americani tra le due Guerre, Glenway Wescott. L’arrivo in città di un capitano nazista, interpretato da Richard Sammel (attore nato e cresciuto a teatro ma reso celebre da Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino) rivoluziona la vita e le abitudini degli Helianos. La famiglia, costretta a una convivenza coatta e claustrofobica fianco a fianco con il nemico, non riesce a far fronte comune nella situazione di disagio e si spacca a metà. Da una parte ci sono il padre e la figlia dodicenne, affascinata dal tedesco e dalla sua divisa militare. Dall’altra, la madre, interpretata da Laura Morante, che esegue malvolentieri gli ordini – non si fiderà mai del nazista – e il figlio, l’undicenne Alex, il personaggio ribelle, provocatorio, che si rifiuta di riconoscere l’autorità di Kaster. Il capitano ad un certo punto sarà costretto a tornare in Germania per due settimane. Al suo ritorno, la famiglia greca lo troverà più gentile e indulgente. Qualcosa è successo ma gli Helianos possono solo fare supposizioni fino a quando un evento stravolgerà ancora una volta la loro vita.
“La cosa che mi interessava di più era l’esplorazione dell’ambiguità dei rapporti umani”, ha spiegato Dipaola, “ambiguità che spesso portano a logiche imprevedibili come succede nel film tra moglie e marito o tra i genitori e i figli e tra i figli e il capitano”. Delimitando il conflitto all’interno di una casa, il regista spiega che desiderava andare oltre il contesto storico e “trasformare la narrazione in qualcosa di universale e senza tempo, privilegiando l’indagine del legame tra vittima e carnefice”.
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