E’ positivo il giudizio che la Cia esprime sul Disegno di legge che ha come scopo la tutela del territorio agricolo, limitandone in particolare il “consumo”. Nonostante le preoccupazioni che erano emerse, anche il parere della Conferenza delle Regioni ha dato a questo Ddl un’ulteriore spinta. “Ora – sostiene il presidente della Cia di Reggio Emilia Ivan Bertolini – è importante far sentire la ‘pressione’ dell’opinione pubblica e degli agricoltori, per arrivare all’approvazione in Parlamento e quindi ad avere la legge, entro la fine della legislatura, che ha ancora pochi mesi di vita”.
“Altrettanto importante è – sostiene il presidente Cia – che nei Comuni, anche nel nostro territorio provinciale, dove si va alla formulazione dei Psc, si tenga conto delle indicazioni contenute nel Disegno di legge. E’ importante quindi, prima di prevedere nuove aree d’insediamento urbano o industriale/commerciale, valutare bene le potenzialità di sviluppo di tali aree secondo le effettive richieste, evitare interventi puramente speculativi, guardare al recupero di aree già fabbricate ed eventualmente in stato di degrado o abbandono, valutare in ogni caso l’impatto sulle attività agricole per evitare che questo sia distruttivo dell’attività primaria”.
“Come Cia – ricorda Bertolini – abbiamo svolto sul tema un’opera capillare di sensibilizzazione, a partire dalla firma di diversi Sindaci alla ‘Carta di Matera’ proposta dalla nostra Organizzazione proprio in funzione di una migliore convivenza tra aree urbane e territorio agricolo e di salvaguardia dello stesso. Avendo quindi riscontrato attenzione alle problematiche da noi proposte, ci attendiamo che se ne tenga doverosamente conto nel formulare i Piani strutturali dei diversi Comuni reggiani”.
La Cia ricorda che il paesaggio agricolo italiano è una risorsa, delle più ricche. Tra il turismo rurale e l’indotto legato all’enogastronomia tipica, le nostre campagne valgono più di 10 miliardi di euro l’anno: un patrimonio da tutelare e da difendere. Dal 1861 a oggi il paesaggio rurale ha perso quasi 10 milioni di ettari, una superficie pari a 5 regioni italiane come il Veneto, la Lombardia, il Piemonte, l’Emilia Romagna e il Friuli Venezia Giulia. La sottrazione di terre coltivate ha cambiato la fisionomia dell’intero Stivale, da quando l’Italia si presentava come un paese agricolo a tutti gli effetti, con i due terzi del territorio presidiato dall’agricoltura. Oggi dai 22 milioni di ettari del 1861 si è passati a un’area di circa 12 milioni, l’equivalente di poco più di un terzo dell’estensione totale della penisola. Ma si tratta di un fenomeno che si è tuttaltro che arrestato, considerando che solo negli ultimi 10 anni sono andati persi 1 milione e 900.000 ettari. Un consumo di suolo, che nel 2010 ha visto la Lombardia al primo posto con il 14% di superfici artificiali sul totale della sua estensione, il Veneto con l’11%, la Campania con il 10,7%, il Lazio e l’Emilia Romagna con il 9%.
Quanto ai dati per il territorio reggiano, anch’essi sono significativi: secondo il rapporto 2011 sul consumo del suolo curato dall’Istituto Nazionale di Urbanistica, si evince che dal 2003 al 2008 nella nostra provincia si è costruito tanto quanto era stato edificato dalla notte dei tempi fino al 1994. In cifre significa che in 5 anni si sono urbanizzati 12.000 ha., ovvero 120 milioni di m2 di terreno agricolo. Due volte e mezzo il Comune di Scandiano o di Guastalla.
“Secondo il PTCP (Piano territoriale di coordinamento provinciale) nel 1976 il territorio urbanizzato era di 8.840 ha., pari al 3,8% del totale – afferma Bertolini – nel 2008 secondo l’Istituto di cui sopra, le aree urbanizzate hanno raggiunto 26.936 ha. (11,8%)”.
“Invece – conclude il presidente Cia – il paesaggio rurale va considerato alla stregua di una risorsa economica, capace di produrre ricchezza, sia grazie al turismo “verde” che attraverso il giro d’affari legato alle produzioni d’eccellenza tipiche e strettamente legate al territorio”.