La Segreteria della FLAI CGIL dell’Emilia Romagna esprime viva preoccupazione per il comunicato con il quale le Organizzazioni Regionali di CIA, Coldiretti e Confagricoltura sono intervenute per frenare il rinnovo dei contratti provinciali di lavoro degli operai agricoli, alcuni dei quali vicini ad una stretta conclusiva.

Un comunicato che irresponsabilmente distorce la realtà a partire dalla stessa rappresentazione dei dati delle trattative: le richieste delle OO.SS. sono infatti ben superiori a quel 6 – 6,5% indicato dal comunicato delle organizzazioni datoriali, le quali (escludendo che intervengano senza conoscere le piattaforme sindacali di cui si discute) evidentemente cercano, in questo modo, di porre dei tetti alle controproposte che le loro organizzazioni territoriali devono decidersi ad avanzare per poter

concludere i negoziati.

Del resto i dati di fatto sono semplici e chiari: i lavoratori agricoli sono da 9 mesi senza contratto, dopo un 2011 nel quale l’inflazione ha sfondato il 3,3 % contro un aumento dei salari del contratto nazionale del 2010 che, per il 2011 ha previsto un aumento dell’1,6%. Nel corso del 2012 l’inflazione è ormai attestata al 3,2%, mentre per il 2013 nessuno può ragionevolmente credere che si possa stare sotto il 2,5%, (anzi vista l’assenza di controllo sui prezzi e tariffe dei prodotti in regime di monopolio e oligopolio quali energia e servizi, e le stangate fiscali in arrivo, è più probabile che si arrivi al 3%).

Le piattaforme tengono conto di questa realtà.

I lavoratori stanno dunque lavorando da 9 mesi con salari già decurtati ormai del 5% del loro potere di acquisto e, se non si sono proclamate iniziative di lotta nel pieno della campagna estiva è proprio perchè la responsabilità e lo spirito di coesione hanno (come sempre) guidato il comportamento del Sindacato Confederale. Ma a tutto c’è un limite.

Ora il comunicato delle datoriali regionali ci dice che forse la responsabilità è stata mal riposta.

Se così fosse le organizzazioni sindacali non potranno che tenerne conto, per oggi e per il futuro.

Nessuno nega le difficoltà, ma i lavoratori sono già stati colpiti, hanno già pagato un prezzo e, mentre le imprese hanno già la certezza di adeguati rimborsi per il terremoto e forme di sostegno per le altre calamità, i lavoratori sono con meno occupazione, con meno reddito e ancora senza ammortizzatori. Ora si vorrebbe caricare sulle loro spalle il prezzo di una ulteriore e duratura svalutazione delle loro retribuzioni.

E’ una scelta cinica e irresponsabile, che minerebbe alla radice non solo le relazioni sindacali nel comparto agroalimentare (per le ricadute anche sugli altri tavoli contrattuali del settore) ma tutto quel quadro di coesione che da sempre caratterizza anche il rapporto tra parti sociali e istituzioni che accompagna l’intervento pubblico che fluisce sul settore.

Perché deve essere chiaro a tutti che non rinnovare i contratti provinciali in agricoltura equivale a non rispettare il contratto nazionale che li prevede e per queste ragioni saremo costretti ad agire di conseguenza: nessuno pensi che se le associazioni datoriali perseguono questa posizione tutto resti come prima.

(La Segreteria Regionale FLAI CGIL Emilia Romagna)