“Per evitare altre crisi idriche occorre una politica lungimirante – dichiara Massimo Becchi presidente di Legambiente Reggio Emilia – che peraltro è già stata tracciata dal Piano di Tutela delle Acque adottato alcuni anni anni fa dalla Regione. Questo Piano ha seppellito l’idea della diga di Vetto, a favore della creazione di piccoli invasi sparsi sul territorio, recuperando in questo modo ex cave di ghiaia o altri inerti e creando un sistema diffuso di specchi d’acqua collegati alla rete irrigua locale, che si riempiono durante l’inverno per poi svuotarsi nel periodo estivo. E’ questa la linea tracciata dalla Regione con l’intesa anche delle provincie e di parte del mondo agricolo, lasciando perdere i progetti faraonici, ma utilizzando un mix fra piccoli invasi e risparmio idrico, che in agricoltura è ormai una necessità.
L’uso massiccio di acqua per certe colture è probabilmente un lusso che non potremo più permetterci tutti gli anni, soprattutto in quelli poco piovosi, e dovremo adottare tecniche colturali a basso consumo, come in parte si fa già per certe colture, incentivandole e migliorandole come per esempio Irrinet, il sistema messo a punto già da anni in Romagna, per avvisare gli agricoltori di quando e quanta acqua somministrare alle colture, evitando gli stressi da aridità ma anche quelli da eccesso idrico (che in entrami i casi comportano cali delle rese ad ettaro), legati ad un massiccio uso dell’acqua quando viene rilasciata nei canali irrigui.
Irrinet è stato realizzato dal CER (Canale Emiliano-Romagnolo) ed è a disposizione di tutte le aziende agricole dell’Emilia Romagna. E’ un servizio gratuito che fornisce consigli irrigui sul momento di intervento e sui volumi da impiegare per ottenere un prodotto di qualità risparmiando risorse idriche, basandosi sul metodo del Bilancio Idrico che viene calcolato ogni giorno con i dati meteorologici, i dati pedologici e i dati di falda, tutti dati forniti in tempo reale da varie strutture regionali”.
“E’ inoltre necessario – conclude Becchi – che gli investimenti economici siano molto più oculati che negli ultimi anni: giusta la scelta della motonave Stradivari di attraccare a Viadana, dove il porto non rischia di insabbiarsi, mentre è noto che quello di Boretto è destinato, se non dragato ogni anno, a trasformarsi in una splendida spiaggia o come la costruzione poco più a valle del porto commerciale di Boretto, porto che doveva servire al trasporto merci via acqua ma che non ha mai visto una nave attraccare. Ora occorre ripensare all’utilizzo di questa struttura che rischia presto di trasformarsi in un ecomostro sul Grande Fiume, ma soprattutto occorre evitare di sperperare soldi pubblici in opere inutili”.