“È grave, al limite dell’offensivo per quanti, con enormi sacrifici e tra mille difficoltà stanno faticosamente cercando di tornare ad una vita normale dopo un sisma devastante.” È ferma la reazione di Confesercenti Modena che interviene dopo avere appreso che, se non ci saranno dei ripensamenti, dall’1 ottobre nei Comuni colpiti dal terremoto tutti, privati e aziende, indipendentemente dalla loro reale condizione, dovranno riprendere a pagare tasse e tributi, come se nulla fosse accaduto.

“Siamo al paradosso: se non si corregge rapidamente il tiro, ci troveremo di fronte a casi in cui si dovrà pagare l’IMU su un’abitazione che magari è gravemente danneggiata, se non addirittura distrutta. Ma non è solo un problema di soldi, pur importantissimo, perché oggi c’è bisogno di risorse e non di qualcuno che ne sottragga. Il messaggio che lo Stato in questo modo rischia di fare arrivare ai cittadini dell’area nord è di distanza. Non voglio credere che la contraddizione palese esistente tra due provvedimenti, uno della Regione, in cui si parla di sospensione fino a novembre, ed uno dell’Agenzia delle Entrate che invece riduce il periodo di sospensione a fine settembre, prevalga un atteggiamento freddo, distaccato e burocratico” incalza il presidente provinciale di Confesercenti Modena, Massimo Silingardi.

“Già ieri, il presidente della regione Vasco Errani si è espresso negativamente su questa scelta e lo stesso Ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, durante la visita a San Felice ha esplicitamente confermato che si attiverà personalmente per riaprire la questione. Come Confesercenti faremo ogni sforzo affinché si elimini questo grave errore che rischia di penalizzare ulteriormente una zona già in forte difficoltà. Condivido l’opinione di chi in più occasioni ha ricordato che la nostra provincia è una terra generosa che ha dato molto al paese. Ora è il momento di restituirle qualcosa evitando di pensare che comunque ce la faremo. Non dimentichiamoci che in questo caso la laboriosità, intelligenza e determinazione degli emiliani non sono sufficienti” conclude Massimo Silingardi.