Sono circa 550 le persone colpite dal terremoto che dal 21 maggio a oggi hanno ricevuto assistenza psicologica dal personale del Dipartimento di Salute mentale dell’Azienda Usl di Modena e da parte degli psicologi volontari coordinati dall’Ausl.
Lo ha spiegato l’assessore alle Politiche sociali Francesca Maletti rispondendo a un’interrogazione urgente di Federico Ricci (Sinistra per Modena) illustrata in Consiglio comunale lunedì 11 giugno. Ricci ha chiesto se sia stata richiesta all’Ordine degli psicologi dell’Emilia-Romagna la disponibilità di volontari qualificati nel campo della psicologia dell’emergenza a sostegno delle popolazioni colpite dal terremoto e dei volontari della protezione civile. Il consigliere ha anche sottolineato che i successivi eventi sismici, dopo la prima forte scossa, stanno continuando a determinare sentimenti di forte disagio psicologico e, citando quanto accaduto nel caso dei terremotati dell’Aquila, ha fatto rilevare che le condizioni di disagio sono destinate ad aggravarsi con il permanere della situazione di pericolo.
L’assessore ha confermato che l’Ordine degli psicologi dell’Emilia-Romagna ha dato la disponibilità ad attivare volontari e che già ci sono contatti tra l’Ordine e l’Azienda Usl. A questo proposito proprio oggi, lunedì 11 giugno, si è svolto un incontro tra il Dipartimento di salute mentale e gli psicologi appartenenti a enti e associazioni che collaborano con la Protezione civile.
Le prime risposte in materia di assistenza psicologica sono state fornite dal Dipartimento di salute mentale dell’Ausl, che ha partecipato all’Unità di crisi, poche ore dopo la prima scossa del 20 maggio, quando la priorità è stata la messa in sicurezza dei pazienti. Dal giorno successivo sono stati attivati gli psicologi competenti in psicologia dell’emergenza per l’assistenza alle popolazioni colpite dal sisma e ai soccorritori attraverso la predisposizione di due punti di emergenza: a Finale Emilia e Mirandola. E’ stato diffuso un depliant informativo con i numeri di cellulare attraverso cui contattare le due postazioni e si è deciso che le presenze di psicologi nei campi sarebbero state coordinate dal Dipartimento dell’Ausl. La selezione dei volontari è stata effettuata sulla base dei criteri di professionalità e competenza nel settore della risposta psicologica ad eventi traumatici.
L’assessore ha anche precisato che nei campi la raccolta dei bisogni psico-sociali è avvenuta attraverso uno psicologo e un pediatra e che nei primi interventi è stata data priorità alle persone inviate ai centri di primo soccorso e ai minori. Dal 29 maggio, pur proseguendo l’attività dei punti di emergenza di Finale e Mirandola, gli interventi sono stati ampliati alle zone interessate dalla seconda forte scossa – Cavezzo, Concordia, San Prospero, Carpi, Novi, Bomporto, Nonantola – e si è preceduto come nelle zone interessate dalla prima fase dell’emergenza.
Dopo la trasformazione dell’interrogazione in interpellanza, è intervenuta per il Pd Elisa Sala evidenziando come “si stiano anticipando alcune esigenze osservate già nel caso del sisma dell’Aquila, anche se le due realtà sono diverse”. La consigliera ha aggiunto che “non sono solo le popolazioni colpite, ma anche i soccorritori ad aver bisogno di un sostegno psicologico, soprattutto quando operano nel proprio territorio e sono essi stessi vittime dell’evento. Inoltre, l’assistenza psicologica va strutturata a lungo termine ed è importante la selezione accurata degli psicologi volontari, ecco perché è necessario attivare gli ordini e puntare sulle reti locali”. Sala ha quindi concluso sottolineando l’opportunità di un aggiornamento costante “perché l’emergenza durerà a lungo e le esigenze saranno sempre diverse”.
L’interrogante Federico Ricci ha affermato di aver presentato l’istanza anche spinto dalla considerazione che spesso ci si occupa di edifici e attrezzature ma non allo stesso modo dei vissuti e delle sensazioni emotive delle persone. “La risposta è in divenire, mentre sarebbe bello che i nostri interventi si ponessero anche l’obiettivo di apprendere in modo duraturo”, ha detto sottolineando, infine, come questo tipo di disagio psicologico colpisca soprattutto la fascia di popolazione più anziana.
Nell’intervento conclusivo l’assessore Maletti ha ricordato come l’emergenza stessa sia in evoluzione e molte delle 60 persone anziane ospitate a Modena probabilmente vi resteranno, perché gli interventi hanno tempi lunghi e chi è ricoverato in strutture non può essere trasferito in tenda per restare vicino a casa: “Anche con questo sradicamento bisogna fare i conti. Occorre quindi lavorare sulla base delle esperienze e ancor più sulla coesione sociale”.