“Serve una nuova alleanza, che impegna i sindaci, per la nostra scuola pubblica italiana, per dare nuova reputazione sociale all’educazione. La repressione contro le mafie è fondamentale ma non basta. Se abbiamo una speranza di vincere questa battaglia contro la mafia, se abbiamo una speranza di civiltà e di bellezza, non può che venire dai giovani e dalla scuola, da un’educazione e una scuola che si fanno carico, che si prendono cura e possono cambiare davvero la società”.

E’ uno dei passaggi dell’intervento del sindaco di Reggio Emilia e presidente dell’Anci Graziano Delrio, oggi alla giornata di commemorazione nel ventennale delle stragi di Capaci e Via D’Amelio, dove persero la vita i magistrati Giovanni Falcone con la moglie Francesca Morvillo e Paolo Borsellino, con le donne e gli uomini delle loro scorte.

Riuniti in un luogo simbolo della lotta contro la mafia e della giustizia, l’aula bunker dell’Ucciardone a Palermo, con le centinaia di ragazze e ragazzi che hanno poi partecipato alle manifestazioni promosse dal ministero dell’Istruzione, dalla Fondazione Falcone e dall’Anci, erano presenti il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il presidente del Consiglio Mario Monti, i ministri dell’Istruzione Francesco Profumo e dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, la presidente della stessa Fondazione, Maria Falcone.

“Vi porto il saluto degli oltre ottomila sindaci italiani – ha detto Delrio – Per noi è un grande onore e una responsabilità essere qui oggi. Il dolore rinnovato per la strage di Capaci e Via D’Amelio è amplificato oggi dall’oscura gravità dei fatti di Brindisi, con la morte di Melissa, e anche dalla tristezza per le vittime del terremoto in Emilia Romagna.

Siamo qui per testimoniare la volontà di farci carico e prendere posizione, di proteggere la nostra gente, di dare speranza ai nostri giovani, di collaborare con tutte le istituzioni e i cittadini di buona volontà.

Dobbiamo ancora una volta ringraziarla, signor presidente della Repubblica, per averci mostrato la strada. Lei si fa carico di guardare negli occhi le fratture della nostra storia, anche laddove c’è una giustizia incompiuta e laddove c’è una battaglia da terminare.

Oggi, come è stato detto, non è un anniversario di morte, ma una celebrazione di vite. Di vite rappresentate anche fisicamente dai nostri ragazzi in quest’aula.

Cinquecento chili di tritolo non hanno fermato le idee di un uomo.

Non hanno fermato Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e coloro che ne hanno raccolto il testimone.

Erano, come si dice, fedeli servitori dello Stato, ma erano soprattutto persone libere, che in libertà e consapevolezza avevano scelto il bene delle famiglie e del Paese, perché questo significa servire lo Stato: servire il bene comune.

Noi crediamo che ci sia bisogno di una nuova Resistenza contro l’invasione delle mafie, che pervade ormai le nostre città. E siamo impegnati in prima linea come sindaci contro le mafie. Lo sa bene il ministro Cancellieri che ha incontrato i sindaci della Locride. Lo sanno bene le sindache – di Rosarno, Isola Capo Rizzuto, Monasterace – che sono come nuove staffette partigiane. Noi vogliamo aprire una nuova fase di Resistenza.

Credo che Falcone e Borsellino ci abbiano insegnato che con la mafia non basta la repressione.

Abbiamo bisogno di navi cariche di speranza, come quelle cariche di giovani che sono approdate stamattina al porto di Palermo.

Diceva Borsellino che se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipresente e misteriosa mafia svanirà, come un incubo.

E allora noi siamo pieni di speranza. La speranza rappresentata da questi giovani. Speranza che è in qualche modo custodita e coltivata nelle nostre città.

Signor Presidente, noi ricordiamo qui oggi, insieme ai giudici Falcone e Borsellino, permettetemelo, anche l’amico Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica.

Volgiamo ripetere che il loro sangue è stato fecondo. Ma che non vorremmo più piangere il sangue dei giusti, non vorremmo più violenze, corruzione e collusione con chi toglie il futuro a questi nostri giovani.

Al Sud, al Centro e al Nord, come sindaci siamo pronti ad impegnarci in una nuova alleanza, che costruisca opportunità per i nostri ragazzi e per le nostre ragazze.

Giovani che non hanno lavoro, spesso, ma che non devono chiedere per piacere un lavoro a nessuno. A volte non hanno nemmeno la possibilità di studiare. In questi giorni hanno anche paura ad andare a scuola.

Ringrazio molto il governo, in particolare il ministro Profumo, per la vicinanza che ha dimostrato in questi giorni alla città di Brindisi.

Serve una nuova alleanza per la nostra scuola pubblica italiana, per dare nuova reputazione sociale all’educazione.

Se abbiamo una speranza di vincere questa battaglia, se abbiamo una speranza di civiltà e di bellezza, non può che venire dalla scuola e da un’educazione e una scuola che si fanno carico, che si prendono cura e possono cambiare davvero la società.

Per sconfiggere la paura, ci siamo ripetuti anche in queste ore nelle nostre città, che non abbiamo paura. Ma la paura è un sentimento umano.

Diceva Antonio Montinaro, il caposcorta di Falcone, in un’intervista che divenne famosa: ‘Chi ha paura sogna, chi ha paura piange, chi ha paura ama. Io come tutti gli uomini ho paura, ma non sono un vigliacco’.

Nessun potere parallelo può dare alla nostra gente quella pubblica felicità per cui tanti italiani hanno lottato e da cui sono nate la Repubblica e la Costituzione.

Anche noi come sindaci, ancora una volta e ancora oggi, come nel giorno in cui abbiamo accettato il nostro mandato, siamo qui a rinnovare la nostra fedeltà alla Repubblica e alla Costituzione. Viva l’Italia”.