La riforma del mercato del lavoro attualmente in discussione non riguarda solo contratti e ammortizzatori sociali ma colpisce la vita democratica, i diritti costituzionali e materiali, come la possibilità di mandare i figli a scuola, di curarsi, o avere giustizia dai tribunali.
La riforma del mercato del lavoro del governo Monti non produce sviluppo, al contrario è orientata a ridurre al massimo il rischio d’impresa. Dopo che il governo ha fatto pagare di fatto il prezzo della crisi a lavoratori e pensionati, questa riforma del mercato del lavoro riduce i diritti dei lavoratori allo scopo di costruire un mercato delle merci e delle persone completamente prevedibili dal calcolo economico.
L’attuale disegno non riduce le 46 tipologie contrattuali e lascia sostanzialmente inalterata la condizione di precarietà che ormai colpisce non solo le giovani generazioni (se giovani possono essere considerati gli under 40) ma anche i lavoratori più vicini alla pensione, per non parlare del dramma sociale degli esodati.
E’ ormai alla luce del sole l’intenzione di rendere dominante la contrattazione locale non solo su quella nazionale, ma addirittura sulle leggi e sulla Costituzione. Si tratta di un cambiamento epocale che indebolisce il sindacato, ricostituisce un rapporto di lavoro ottocentesco dove il lavoratore non conta niente, e mette in discussione la tenuta democratica. Il luogo di lavoro rischia di diventare una zona franca dai diritti, dalle leggi, dalla costituzione.
Depotenziare l’articolo 18, poi, significa, in sostanza, togliere la voce a tutti i lavoratori. L’art. 18, infatti, non serve solo a reintegrare i lavoratori che vengono licenziati (questo caso infatti è pressoché irrilevante in termini statistici), ma piuttosto a consentire ai lavoratori di avere voce.
Per queste ragioni SEL Bologna aderisce allo sciopero di domani indetto dalla CGIL i invita tutti i lavoratori a partecipare.