Unioncamere Emilia-Romagna: ”La crisi si accentua. Occorre affrontare le difficoltà focalizzando le linee d’intervento su azioni integrate: l’obiettivo è creare le condizioni per imboccare un nuovo sentiero di sviluppo sostenibile”.
Confindustria Emilia-Romagna: “Il clima di fiducia degli imprenditori è bruscamente peggiorato. Tutti gli indicatori sono in forte contrazione. È urgente riattivare le dinamiche per lo sviluppo, passando da una fase di prelievo-recessione ad una fase di riforma-crescita”.
Carisbo-Cariromagna: “Il credito all’economia ha risentito delle forti tensioni sui mercati”.
La crisi continua ad incidere in modo pesante in Emilia-Romagna. Nel quarto trimestre del 2011 si è infatti interrotta la lenta ripresa avviata nella primavera del 2010. Produzione e fatturato sono rimasti sostanzialmente invariate, mentre gli ordini sono apparsi in calo, seppure moderato. A soffrire maggiormente sono state le imprese più piccole, meno orientate all’export. In ambito settoriale è stato il sistema metalmeccanico, cioè quello più orientato all’export, a bilanciare le diminuzioni rilevate nella maggioranza degli altri comparti.
Sono queste alcune indicazioni che emergono dall’indagine congiunturale che riguarda le conclusioni 2011 e le previsioni per il 2012 sull’industria manifatturiera, realizzata in collaborazione tra Unioncamere Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna e Carisbo.
Il bilancio 2011 si è chiuso con un aumento della produzione dell’1,9 per cento, dovuto per lo più ai risultati positivi dei primi nove mesi causati dall’ ”effetto rimbalzo” sulla forte flessione del 2010 e 2009, mentre l’ultimo trimestre presenta un peggioramento, indice di una crisi ancora in atto.
Tra i settori si è distinto il sistema metalmeccanico (che ha beneficiato di incrementi tra il 3-4 per cento), mentre moda, legno e altre industrie hanno chiuso il 2011 in negativo. L’industria alimentare ha registrato un aumento prossimo all’1,0 per cento, confermando la propria aciclicità. Tra le classi dimensionali sono state le imprese più strutturate a evidenziare gli incrementi più consistenti, a fronte della sostanziale stasi delle piccole imprese (+0,4 per cento).
Anche per il fatturato il 2011 è stato caratterizzato da una crescita in valore delle vendite pari all’1,9 per cento.
Le esportazioni dell’Emilia-Romagna sono risultate pari a quasi 47 miliardi di euro, vale a dire il 13,1 per cento rispetto al 2010 (+11,4 per cento in Italia). A fare da traino il sistema metalmeccanico ed il comparto dei “mezzi di trasporto”.
“I dati relativi al 2011– dichiara il Presidente di Unioncamere Emilia-Romagna Carlo Alberto Roncarati – fotografano una regione che sta subendo profonde trasformazioni economiche e sociali, sulla spinta di una crisi che manifesta una recrudescenza.
Nel 2012, per la nostra regione, secondo le previsioni formulate dal Centro studi di Unioncamere Emilia-Romagna in collaborazione con Prometeia, è prevista una flessione del PIL attorno all’1,5 per cento, mentre nel 2013 dovremmo tornare, seppur di poco, sopra lo zero.
Sappiamo bene quali sono – aggiunge il presidente Roncarati – i differenziali negativi e le criticità che scontiamo rispetto ad altre economie avanzate: un numero di imprese esportatrici ancora limitato, i ritardi nei pagamenti da parte della PA, le difficoltà delle PMI a ottenere finanziamenti e ad aggregarsi per operare in rete, i ritardi infrastrutturali. Su questi aspetti si stanno focalizzando le linee d’intervento delle Camere di commercio, che trovano attuazione in azioni integrate, in collaborazione con altri enti pubblici e con il mondo associativo: l’obiettivo è creare le condizioni per imboccare un nuovo sentiero di sviluppo sostenibile e basato sulla valorizzazione del capitale sociale”.
Le prospettive di diminuzione del PIL regionale sono confermate da Confindustria Emilia-Romagna: “Il quadro dell’industria regionale – dichiara il Presidente Gaetano Maccaferri – e il clima di fiducia degli imprenditori sono bruscamente peggiorati, analogamente al contesto nazionale”.
Tutti i parametri – produzione, fatturato, ordini, investimenti e occupazione – sono in forte contrazione. L’edilizia e i consumi presentano una domanda piatta. “Le indicazioni delle aziende – sottolinea Maccaferri – confermano che il 2012 resterà un anno negativo in cui neppure l’export, che pure mostra segni di vitalità, sarà in grado di compensare le difficoltà della domanda interna e degli investimenti ”.
Circa le prospettive sino all’estate – rilevate da Confindustria Emilia-Romagna nell’indagine semestrale su 700 imprese con 60 mila addetti e 17 miliardi di euro di fatturato – il 24 per cento degli imprenditori si aspetta un aumento della produzione, il 46 prevede stazionarietà e il 30 per cento un calo produttivo rispetto al primo semestre dell’anno scorso. Il saldo tra ottimisti e pessimisti è peggiorato rispetto alla precedente indagine per tutti gli indicatori: produzione, ordini interni ed esteri e occupazione.
“Ci troviamo ad un passaggio particolarmente delicato – conclude il Presidente regionale degli industriali – in cui è urgente riattivare le dinamiche di crescita, passando da una fase di prelievo-recessione ad una fase di riforma-crescita.
Mentre gli interventi del Governo per il pareggio di bilancio sembrano dare i primi frutti, gli effetti recessivi di una manovra basata sul prelievo cominciano ad incidere pesantemente sul ciclo economico. Nel frattempo non c’è traccia di un’incisiva e diffusa azione di riduzione della spesa pubblica né, tantomeno, provvedimenti efficaci che nel breve possano stimolare la ripresa. Anzi, a livello locale assistiamo ad una rincorsa ad appesantimenti fiscali e tributari.”
Il credito in Emilia-Romagna, secondo l’analisi di Carisbo-Cariromagna, ha segnato un rallentamento nella seconda metà del 2011, proseguito anche a inizio 2012, in linea con la tendenza nazionale. Il complesso dei prestiti, cresciuto del 4,8% in media nel 2011, ha subito una brusca frenata sul finire dello scorso anno, in concomitanza con l’inasprirsi della crisi del debito sovrano, chiudendo con una variazione dell’1,2%. Il 2012 si è aperto ancora in rallentamento.
L’andamento riflette quello dei prestiti alle imprese, cresciuti in media annua del 5,3% nel 2011, con una frenata a 1,4% a fine 2011 e a 0,9% a gennaio 2012. Diversamente, i prestiti alle famiglie hanno confermato un rallentamento più moderato e graduale, chiudendo il 2011 con una crescita del 3,4% (5,1% in media annua) e iniziando il 2012 ad un ritmo del 2,8% a/a. Nella seconda metà del 2011 i prestiti alle imprese dell’Emilia-Romagna sono cresciuti leggermente meno della media nazionale (+3,9% a/a medio nel 2° semestre rispetto a +4,7%), dopo che per
circa un anno erano risultati più dinamici (+6,7% a/a. nel 1° semestre 2011 rispetto a +5,2%). A gennaio 2012 gli andamenti sono sostanzialmente allineati.
Nei prestiti alle imprese hanno tenuto bene le province di Modena (+3,3% a gennaio 2012), Bologna (+2,7%) e Ravenna (+2,1%) con tassi di crescita superiori alla media regionale, seguite da Reggio Emilia (+0,7%) e Forlì-Cesena (+0,3%). Si è confermata la debolezza di Parma, che a gennaio 2012 vede una contrazione dei prestiti alle imprese del 4% a/a. Segno negativo si è registrato anche per Rimini (-1,5%) e, più leggermente, per Ferrara (-0,5%) e Piacenza (-0,2%).
E’ proseguita, tuttavia, l’emersione delle sofferenze con un indicatore che misura il tasso di decadimento dei prestiti alle imprese rimasto ai massimi di questo ciclo (2,4% per l’insieme del settore non finanziario dell’Emilia-Romagna).
“Il credito all’economia ha risentito delle forti tensioni sui mercati e del contesto operativo più difficile per le banche. – dichiara Adriano Maestri, direttore regionale di Intesa Sanpaolo – Il forte rialzo del premio al rischio sull’Italia si è riflesso sul costo della raccolta delle banche italiane che è aumentato in misura significativa. Il miglioramento del clima di mercato e delle condizioni di liquidità in questi primi mesi del 2012, insieme ad una sensibile e duratura riduzione del premio al rischio del debito italiano, rappresentano le pre-condizioni per una maggiore distensione sul mercato del credito, in termini di tassi e di volumi. A fronte di ciò permangono, tuttavia, le difficoltà del contesto operativo, caratterizzato dalla ricaduta in recessione della nostra economia, che frena la domanda di credito e giustifica la prudenza nelle decisioni finanziarie”.