Abuso di poche righe per richiamare una “prepotente urgenza”, chi non fosse interessato può scorrere nel testo.

Quando Marco, Rita, gli altri compagni radicali, il Presidente della Repubblica, affrontano la questione delle carceri, non lo fanno perché fine a se stessa. Il sovraffollamento illegale e il mancato rispetto delle norme carcerarie (non esiste un comma indenne da precedenti di violazione) sono il segnale che l’apparato statale della giustizia è compromesso nel suo complesso. Infatti se si va a guardare cosa succede a monte della carcerazione, si scoprono 10 milioni di processi arretrati fra penale e civile, una montagna di carta che porta inevitabilmente una montagna di 180.000 prescrizioni ogni anno, fra le quali spiccano quelle illustri (di fatto un’amnistia perpetua e clandestina per chi ha un buon avvocato, se non addirittura parlamentare). La Giustizia italiana quindi tortura l’intera comunità penitanziaria al posto di privare della libertà e riabilitare i condannati, espone gli agenti di polizia penitenziaria nella gestione di questa vergogna, e con le aule dei tribunali intasate ha ridotto al minimo storico la certezza della pena, che a differenza dell’entità della stessa è l’autentico elemento che funge da deterrente per i reati.

Di fronte a questo scenario illegale, di pubblici divieti, licenze private, e discariche sociali, Marco Pannella e i Radicali chiedono da trent’anni una riforma strutturale della giustizia che parta con l’amnistia (quella vera), oltre ad una seria politica di depenalizzazioni e legalizzazioni. E ben vengano le proposte alternative, sarebbe sufficiente che l’agenda politica iniziasse a tener conto che negli ultimi anni si sono suicidati centinaia di detenuti e decine di agenti di polizia penitenziaria, oltre al medagliere di duemila e passa condanne da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo per la lunghezza dei processi e per le condizioni di detenzione.

Non è una questione di magnanimità (che comunque ci starebbe tutta), ma di Diritto e di Giustizia, nei confronti di chi ha il dovere di essere sottoposto a detenzione e il diritto che questa sia riabilitativa, ma anche nei confronti delle parti lese, che rischiano di essere lese pure da parte delle sentenze, quelle che non arrivano mai.

E lo dico non solo perché il vecchio Pannella è di nuovo in sciopero della fame, ma anche perché il Sindaco ha ragione a dire che i problemi sono altri, e quello sopra lo ritengo il numero uno. E in una qualche maniera sono convinto che la riforma della giustizia muova ancora gli animi degli elettori di Silvio Berlusconi.

***

Ora però, visto che fino a prova contraria sono anche io un Cittadino Sassolese, non mi spendo ulteriormente a ribadire quello che già scrissi più di un anno fa sulla presidenza del Consiglio Comunale, e vengo a dire la mia su come si sta affrontando la faccenda sfiducia, che mi trova favorevole.

La rappresentanza delle Assemblee è una questione piuttosto delicata, nel nostro caso grave, e non deve essere condotta alla carlona come una generica sassaiola all’Amministrazione. Il che avrebbe dovuto significare, da parte dei consiglieri di opposizione, fare di tutto per evitare che la sostituzione di Rubino divenisse l’ennesimo feticcio politico del contendersi la Città, perché è noto che quando si materializzano gli oggetti del contendere (come infatti sta succedendo) gli schieramenti si dispongano a quadrato a costo di negare l’evidenza. Se l’obiettivo quindi fosse stato solo e solamente quello di ottenere un nuovo Presidente, senza finalità duplici o triplici, da consigliere di opposizione avrei affermato:

– di non considerare il tutto indicativo di una crisi di maggioranza,

– di suggerire un nuovo nominativo nell’ambito dei consiglieri di maggioranza,

– di offrirmi a non prender parte all’elezione del nuovo Presidente a patto che Rubino non fosse ricandidato,

– di astenermi dal commentarne politicamente l’avvenuta sostituzione.

Qualcuno direbbe che a poco sarebbero servite certe cortesie, e che tanto valeva intraprendere la strada della sassaiola per riscuotere il consenso da popolino, quando in realtà di cortesie non si tratta proprio per nulla, a meno che la politica forcaiola nel frattempo non sia divenuta la norma.

Sta di fatto che i due terzi per la sfiducia non ci saranno, al massimo potrà essere divertente la discussione, ma Rubino resterà Presidente del Consiglio Comunale. Tutto ciò però e servito a far emergere alcune lacune politiche della nostra Città, e vorrei in ultima battuta commentare quelle che ho ritenuto essere le 3 peggiori.

1) Il cattivo comportamento di un consigliere non lo interdice dal chiedere le dimissioni di un Presidente che si comporta altrettanto male, nemmeno politicamente. Il Presidente è il garante dei lavori dell’aula, ed è un rappresentante istituzionale, ne consegue che l’inadeguatezza e la maleducazione di chi ricopre quell’incarico siano da considerarsi di gran lunga più gravi di quelle di un semplice consigliere.

Chi si avventura in questo tipo di critica non solo dimostra una bassa conoscenza del diritto, ma anche una certa assuefazione al fenomeno del disturbo.

2) Un Consiglio Comunale convocato per discutere la sfiducia del Presidente non sono 1500 euro buttati, nemmeno se il Sindaco ne vanifica lo scopo compiendo una banale dichiarazione di voto anticipata alla stampa (con buona pace dei capigruppo di maggioranza, in secondo piano pure quando è materia loro). E mi stuzzica anche un richiamo al fatto che in questo Paese le decisioni si assumono in stanze diverse dalle sedi istituzionali, che sono ormai divenute luogo di recita di copioni stabiliti altrove. E pessima è stata la demagogia del rifiuto al gettone, ancor peggiore quella dei consiglieri di opposizione che l’hanno assunta di riflesso, perché non si tratta di un Consiglio più sfigato degli altri, perciò deve costare uguale. Purtroppo ci sarebbe da chiedersi se non fossero 1500 euro buttati quelli che prende al mese l’organo oggetto di discussione.

3) Personalmente ritengo che i lavori vadano abbandonatati anzitempo solo in caso di terremoto o di incendio, e il Presidente sarà anche poco autorevole, ma è pur sempre il Presidente. Questo è un mio parere personale, diverso ovviamente da chi ha ritenuto opportuno abbandonare l’aula, causando il venir meno del numero legale e la mancata discussione dell’interrogazione sulla recente vicenda dei vigili urbani.

Escono prima tre rappresentanti della maggioranza, poi tutti quelli dell’opposizione. Certo che se anche solo un paio di opposizione avessero tenuto botta restando in aula la seduta sarebbe proseguita con l’imbarazzante assenza di 3 componenti di maggioranza, ma vabbè.. devo ammettere che pure io ci sono arrivato tardi, probabilmente mi sarei salvato dalla testardaggine dello restar dentro a costo di ricevere insulti, ma non lo sapremo mai.

Riccardo Macchioni (Comitato Nazionale di Radicali Italiani)