Azzeramento della vita sociale, del riposo dopo una settimana di lavoro, della possibilità di costruire e di vivere una vita famigliare, di coltivare i propri interessi compresa, per i credenti, la pratica religiosa. Il tutto rischiando danni economici in un periodo già difficile per le aziende, soprattutto a conduzione familiare. Queste alcune premesse contenute nella petizione per dire NO all’apertura domenicale dei centri commerciali che in questi giorni ha raggiunto le 500 firme raccolte soltanto tra gli operatori delle strutture Grandemilia, Rotonda e Portali.
Un vero grido d’allarme quello lanciato da dipendenti e proprietari dei negozi delle gallerie commerciali.
“Non crediamo proprio – si legge nella petizione – che l’apertura domenicale porterebbe ad un aumento delle assunzioni, anzi verosimilmente costringerebbe a ulteriori salti mortali per incastrare i rispettivi orari. Ciò comporterebbe una moltiplicazione dei tempi e delle spese. E questo, nell’attuale situazione economica, significherebbe più danni che vantaggi.
Per questo gli stessi operatori dei centri commerciali modenesi, al posto di aperture domenicali spalmate su tutto l’anno e allungamento degli orari, chiedono una rotazione ben organizzata, e comunque un limitato numero di aperture domenicali, con un orario più ridotto, alla stregua di quanto sta avvenendo in altre regioni.
Sarebbe grave che misure prese all’insegna della liberalizzazione si risolvessero in nuove forme di schiavitù”.