La scuola reggiana ha avuto ieri, martedì 14 febbraio, un’importante occasione per confrontarsi su temi attuali come l’intercultura e la cittadinanza nel corso dell’incontro pubblico “L’Italia siamo anche noi: educazione, intercultura, cittadinanza”, che si è tenuto nell’Aula Magna dell’Università di Modena e Reggio Emilia. L’appuntamento era organizzato dal Comune di Reggio Emilia, in collaborazione con il Centro internazionale Malaguzzi e il Comitato promotore della Campagna nazionale sui diritti di cittadinanza “L’Italia sono anch’io”.
Su 82mila studenti nel Reggiano, oltre 12mila risultano “stranieri”, quando molti di loro sono nati o vivono in Italia da diversi anni. Di quali difficoltà sono portatori gli alunni di origine straniera rispetto agli alunni italiani, in che contesto di diritti inquadrare la convivenza con culture diverse a scuola e se la presenza di realtà plurali in classe può diventare un vantaggio, anziché un problema. Sono questi i temi affrontati da Luciano Corradini, professore emerito di Pedagogia generale nell’Università di Roma Tre e autore insieme ad Andrea Porcarelli di un volume uscito in questi giorni dedicato a ‘Cittadinanza e Costituzione’, Vinicio Ongini, maestro, esperto dell’Ufficio integrazione alunni stranieri del Ministero dell’Istruzione e autore del libro “Noi domani. Un viaggio nella scuola multiculturale”, Giuseppe Caliceti, insegnante e scrittore.
L’incontro è stato aperto dall’assessore all’Educazione del Comune Iuna Sassi, la quale ha ricordato che “il dato più evidente registrato nella scolarizzazione a Reggio Emilia negli ultimi 15 anni è relativo al numero di studenti provenienti da altri Paesi o nati in Italia da genitori stranieri: da 309 a 1.700 nelle scuole primarie (17%) da 152 a 968 nelle scuole secondarie inferiori. Tra i nuovi nati, inoltre, quasi il 30% è figlio di genitori stranieri. In questa situazione – ha continuato Sassi – la scuola è stata la prima vera frontiera dell’inclusione. La città dei ‘100 linguaggi dei bambini’ non può quindi rimanere insensibile di fronte ad un’ingiustizia che va colmata: il diritto di ogni bambina o bambino che nasce in Italia da genitori che qui risiedono e lavorano ad essere a pieno titolo cittadino di questo Paese.
Degli 82mila studenti reggiani circa 12mila, il 15%, risultano stranieri all’anagrafe, anche se sono nati in Italia o se vi abitano da molto tempo. Sono circa 900mila i bambini nati sul suolo italiano da genitori stranieri e solo quest’anno sono stati 78mila, un’intera città. Questi bambini, che crescono come italiani dall’identità plurima, ma in cui la cultura italiana è predominante, scoprono a un certo punto che sono stranieri. Le proposte di legge promosse con la Campagna ‘L’Italia sono anch’io’ intendono riformare completamente la legislazione sulla cittadinanza, introducendo il tema dei minori arrivati e non nati in Italia e riducendo i tempi”.
Luciano Corradini ha parlato delle contraddizioni tra l’essere e il diventare italiani, prendendo come riferimento proprio la Carta costituzionale italiana e ricordando come ognuno di noi nasce “panumano”, ma straniero nei confronti della società italiana. “La cittadinanza – ha detto tra l’altro Corradini – è un concetto che ha più significati. Esiste infatti una cittadinanza politica e una sociale, vi sono aspetti di tipo culturale e spirituale, affettivi e morali. Poiché il popolo esiste e viene prima dello Stato, è possibile sentirsi italiani anche in mancanza di nozioni e attestati giuridici, ha detto Corradini, che ha concluso ricordando come, secondo la Costituzione, “l’identità nazionale viene intesa secondo l’intero disegno del testo costituzionale e non solo sulla base di fattori etnico-culturali ritenuti immodificabili”.
Vinicio Ongini ha raccontato di paure, insuccessi, vantaggi per tutti derivanti dalla presenza di bambini stranieri nelle nostre scuole. Facendo parlare i protagonisti della scuola italiana multiculturale, Ongini ha spiegato che, ora che i bambini italiani vanno a scuola con bambini di ogni parte del mondo, è tempo di tornare tra i banchi anche per noi. “La presenza degli allievi stranieri – ha detto – non è di per sé un elemento negativo, anzi. Lo dimostra Torino, che nelle sue classi ha bambini provenienti da 130 Paesi diversi e, secondo un indagine di ‘Tuttoscuola’, tra le grandi città è quella con le scuole migliori d’Italia. Nelle classifiche internazionali delle Università e nei centri di ricerca scientifica, poi, la percentuale degli studenti stranieri sul totale degli iscritti è uno degli indicatori della qualità e del prestigio dell’Istituto.
Raccontano i maestri che alcuni ragazzini stranieri hanno più rispetto per la scuola, che gli studenti asiatici sono spesso bravi in matematica e nelle materie scientifiche, che si impegnano di più perché per loro la scuola è ancora importante, che sono più predisposti e abituati a muovesi tra più lingue. Che gli studenti stranieri e le loro famiglie sono, in qualche misura, un antidoto rispetto a certi aspetti negativi del carattere civico degli italiani. Inoltre, ci ricordano come eravamo noi, come Paese, ci ricordano la nostra Storia, le nostre migrazioni passate, ci propongono un esercizio di memoria. Che occasione – ha concluso Ongini – per cambiare, per ripartire, per riaprire! Come è stato per i sindaci di due piccoli comuni, che grazie alla presenza di bambini stranieri hanno riaperto la scuola che stava per chiudere”.
Giuseppe Caliceti è infine ha parlato delle difficoltà dei ragazzi nati in Italia da genitori stranieri nel vivere con pieni diritti la propria identità italiana, e ha illustrato le proposte di legge per riformare il diritto di cittadinanza.