Nel “Decreto svuotacarceri”, approvato a maggioranza dalla Camera dopo che il Governo Monti aveva posto la fiducia, è prevista anche la chiusura, entro il 31 marzo 2013, degli ospedali psichiatrici giudiziari (Opg), compreso quello di Reggio Emilia.
A questo proposito il Consigliere regionale del Pdl, Fabio Filippi, ha dichiarato: “Dopo che la cosiddetta riforma Basaglia, dal nome del noto psichiatra comunista, ha determinato la chiusura dei manicomi, scaricando sulle famiglie il peso della custodia dei loro congiunti malati di mente, ora si vuole addirittura chiudere gli ospedali criminali. Negli Opg, infatti, sono reclusi coloro che hanno commesso omicidi, ma che in virtù della loro riconosciuta infermità mentale, non sono stati inseriti nelle strutture carcerarie ordinarie.
Con la chiusura dei manicomi si è compiuta un’azione del tutto ideologica, basata sull’assunto teorico che la pazzia non esiste, ma è solo il risultato di una marginalizzazione voluta dal sistema borghese e capitalista, che tende a rifiutare chi è diverso. Un’aberrazione ideologica che ha avuto conseguenze gravi che ancora oggi si riverberano sulla nostra società: basta pensare ai centinaia di casi di malati di mente che, rimessi in libertà, hanno commesso violenze gravi, principalmente nei confronti dei loro familiari.
Se si dovesse, malauguratamente, giungere alla chiusura dei manicomi criminali, occorrerebbe, quantomeno, pensare a strutture alternative serie, perché è impensabile trasferire gli ospiti degli Opg nelle comuni strutture psichiatriche. Non ci dimentichiamo che chi viene internato negli Opg, di norma, è socialmente pericoloso e quindi rappresenta un pericolo per gli stessi ricoverati che non hanno commesso crimini, ma che soffrono semplicemente di disturbi psichiatrici; oltretutto, in una normale struttura sanitaria, verrebbero a diminuire le misure di sicurezza e quindi ad aumentare i rischi di fuga dei pazzi criminali. Pertanto, auspico che vengano istituite strutture idonee ad ospitare queste persone che non sono pazienti comuni. L’esempio alternativo da seguire, a mio avviso, è quello della struttura di Castiglione delle Stiviere, che non è un carcere, ma un complesso sanitario speciale.”.