Nel 2010 la raccolta differenziata in Emilia-Romagna ha superato per la prima volta la raccolta indifferenziata toccando il 50,4% del totale dei rifiuti urbani prodotti, con un aumento rispetto al 2009 del 3,1% . E’ il dato più significativo che emerge dal Report Rifiuti 2011, realizzato da Regione Emilia-Romagna e Arpa e presentato oggi a Bologna dall’assessore regionale all’ambiente Sabrina Freda. “Il Rapporto – ha commentato Freda – ci consegna dati complessivamente positivi. Non solo aumenta la raccolta differenziata, ma diminuisce del 6,6% il conferimento in discarica, mentre cresce del 2,7%, dunque in misura decisamente più contenuta, il ricorso all’incenerimento. Stiamo dunque andando nella direzione giusta, quella che ci è indicata dalla direttiva quadro europea e che stabilisce una precisa gerarchia nelle modalità di trattamento dei rifiuti, con al primo posto la prevenzione e la raccolta differenziata, seguite dall’incenerimento e all’ultimo posto, come soluzione sempre più residuale, dal ricorso alla discarica.”
“L’aspetto negativo – ha aggiunto Freda – è dato dalla produzione di rifiuti, che anche nel 2010 è aumentata del 2,4%. E’ evidentemente un problema strutturale che va affrontato con l’impegno di tutti, istituzioni, gestori, imprese e cittadini. A questo proposito contiamo che il Governo rispetti il mandato europeo e predisponga entro il 2013 un programma nazionale per la prevenzione dei rifiuti. In attesa di questo la Regione Emilia-Romagna porrà comunque il tema al centro del proprio Piano direttore in fase di stesura”.
Anche i dati su scala decennale confermano le dinamiche di fondo in atto in Emilia-Romagna. In dieci anni la raccolta differenziata in Emilia-Romagna è praticamente raddoppiata passando dal 25% del 2001 al 50,4% del 2010, mentre è diminuito del 32,6% il conferimento in discarica (dal 51% al 18,4%). Nello stesso arco di tempo è passato dal 16 al 25% il ricorso all’incenerimento, con un aumento dunque contenuto del 9%. “Sono risultati frutto di un lavoro progressivo e coerente nel tempo – ha sottolineato Vito Belladonna direttore tecnico di Arpa – il solo che possa garantire risultati duraturi ed efficaci e che dia la possibilità anche al sistema produttivo di adeguarsi”.
La quasi totalità dei rifiuti raccolti in modo differenziato in Emilia-Romagna viene avviato al recupero: i dati 2009 (i più recenti disponibili al riguardo sulla base di una specifica indagine condotta sulla filiera del riciclo) indicano percentuali che vanno da un minimo del 76% per la plastica a un massimo del 99% per la carta. Si attestano sul 98% le quote di recupero per legno, vetro e verde; sul 97% quelle per acciaio e alluminio; sul 95% quello relativo al verde.
I dati a livello provinciale. Sei i Comuni capoluoghi che superano il 50% di raccolta differenziata.
La produzione e gestione dei rifiuti urbani presenta differenze significative a livello territoriale. Per quanto riguarda la produzione, su un totale regionale di oltre 3 milioni e 93 mila tonnellate, si va dalle 584.644 della provincia di Bologna alle 195.356 di quella di Piacenza, mentre per la raccolta differenziata le percentuali massime e minime sono comprese tra il 58,4% della provincia di Reggio Emilia e il 40,7% di quella di Bologna. Rimini è la provincia che tra il 2009 e il 2010 ha fatto registrare l’aumento percentuale di raccolta differenziata più significativo con il 10,1%. Il dato della raccolta differenziata varia significativamente anche a livello di singoli Comuni, con oltre 50 realtà (prevalentemente di piccole dimensioni) che superano il 65% di raccolta differenziata, con punte superiori anche all’80%. I Comuni che hanno superato l’obiettivo del 50% sono 153, di cui sei (Piacenza, Reggio Emilia, Modena, Ravenna, Forlì e Rimini) costituiti da centri di medie dimensioni e capoluoghi di provincia. “Bologna purtroppo conferma un certo ritardo – ha sottolineato Freda – rispetto al quale mi sento di chiedere un maggior impegno alle Amministrazioni locali e ai gestori affinché sia il capoluogo che il territorio provinciale possano allinearsi al trend regionale”.
I rifiuti speciali assimilati agli urbani.
Sulla produzione complessiva e pro-capite dei rifiuti urbani (+22% in dieci anni , nel 2010 i rifiuti urbani prodotti in Emilia-Romagna sono stati 3 milioni 93 mila tonnellate pari a 698 kg pro capite) incide la scelta della Regione di “assimilare” i rifiuti speciali provenienti dalle attività commerciali e dal terziario. L’assimilazione di alcune tipologie di rifiuti speciali ai rifiuti urbani, consente da un lato il controllo su una parte significativa dei rifiuti di origine produttiva che in questo modo vengono intercettati dal sistema pubblico di raccolta che ne garantisce una corretta e adeguata gestione, dall’altro determina un aumento nella quantità di rifiuti pro capite rispetto ai territori di altre regioni contermini.
I risultati di alcune indagini effettuate a livello di ATO stimano una produzione di rifiuto attribuibile alle sole utenze domestiche variabile da un minimo di 377 ad un massimo di 387 kg/ab/anno; tradotto in termini percentuali i rifiuti speciali assimilati agli urbani ammontano quindi a circa il 46 % del flusso complessivo.
La raccolta dei rifiuti urbani e il sistema impiantistico.
Per la gestione dei rifiuti urbani l’Emilia-Romagna presenta un sistema impiantistico che la rende autosufficiente e che può contare su 10 impianti di trattamento meccanico-biologico, 8 inceneritori con recupero energetico, 15 discariche per rifiuti non pericolosi, 21 impianti di compostaggio e circa 200 impianti per il trattamento e il recupero delle frazioni secche riciclabili. Il sistema di raccolta ancora più diffuso è quello tradizionale dei contenitori stradali, con il quale si intercetta il 33% dei rifiuti differenziati. Si sta progressivamente diffondendo anche il “porta a porta” (11% dei rifiuti differenziati), il 5% viene intercettato con un sistema misto stradale/porta e porta, mentre il 29% confluisce nei 365 Centri di raccolta presenti in Emilia-Romagna. Infine altre modalità “su chiamata” o “prenotazione” da parte del cittadino, attraverso contenitori specifici destinati ad esempio ai farmaci scaduti e alle pile, oppure avviate direttamente dai produttori permettono di intercettare il rimanente 22% di raccolta differenziata. Le frazioni che hanno fatto registrare i valori più elevati di crescita dal 2001 al 2010 sono stati verde, organico, carta e cartone.