Rammarica molto che nemmeno un documento unitario dell’ANCI (Comuni Italiani), dell’UPI (Province) e della Conferenza delle Regioni abbia convinto il Gruppo consiliare PdL-Lega a sollecitare il Governo e il Parlamento a modificare l’attuale manovra.
Nemmeno un documento moderato che ha avuto il parere positivo di Presidenti o Sindaci di Centro destra come Formigoni (Lombardia), Polverini (Lazio), Zaia (Veneto), Alemanno (Roma), Fontana (Varese) e Tosi (Verona) ha convinto i consiglieri di Centro destra a votare questo documento.
Anche il consigliere Ferrari (Gruppo Spilamberto Solidarietà Ambiente) non ha aderito al documento; anzi, nonostante la piena adesione di Presidenti e Sindaci come Vendola (Puglia), Pisapia (Milano), De Magistris (Napoli) ha lasciato l’aula al momento del voto dopo aver criticato di più i Comuni che il Governo.
Un documento votato solo dal Gruppo di Centro Sinistra che chiede semplicemente di rivedere i sacrifici imposti ai Comuni in proporzione al loro peso sul bilancio dello Stato. I Comuni hanno meno del 3% del debito pubblico? Gli venga chiesto ci contribuire per il 3%, non per il 30 come adesso.
Un documento che chiede di rinviare ad uno studio completo il riassetto istituzionale (comuni piccoli, unioni di comuni, province, città metropolitane, regioni) e di non procedere a colpi di decreti incoerenti.
Ricordiamo che con la duplice manovra economica di luglio e agosto/settembre il Governo è riuscito nella non facile impresa di mettersi contro tutto il Paese. Dalla Confindustria alla CGIL. Non risolvendo nessun problema e scaricando sui soliti noti: Enti Locali, Dipendenti pubblici e privati, Imprese e Pensionati tutta la manovra.
Oltretutto siamo al pasticcio o al dramma perché non si capisce più se l’attuale manovra sarà sufficiente o se ne servirà una terza entro poco.
Un documento che ricorda come non è paralizzando l’attività dei Comuni sul duplice fronte dei servizi alle persone e degli investimenti che si fa ripartire l’Italia.
(Francesco Lamandini, Sindaco di Spilamberto)