I partiti, soprattutto se giovani, sono in continua evoluzione. E a questa regola non sfugge il PDL. Sarebbe stupido e miope, davanti a precisi segnali elettorali, non prenderne atto, e, ciascuno nel suo piccolo o grande ambito d’azione, provare a fare qualcosa. Il Senatore Giovanardi quando ha lasciato l’UDC in ossequio ad un’alleanza da rispettare e all’idea di un partito unico del centrodestra, costola italiana del PPE, non ha certamente cercato “gloria” personale, accettando la sfida di confondersi in una realtà più grande, con una struttura ancora tutta da definire. E con lui tutti noi dei Popolari Liberali, cofondatori del partito.

Se non ricordo male poi, i rottamatori sono un’invenzione di sinistra. Modenattiva, entità misteriosa, un po’ PD e un po’ no, sostenitrice del Sindaco, ma non dell’assessore Sitta, è tutta di sinistra. SEL che batte i piedi e che critica ogni punto del programma di governo della città è loro alleato, col mal di pancia però. Tralasciamo poi per non aggravare il conto, i rapporti fra l’ala cattolica e il resto del partito su questioni di fondo come i temi eticamente sensibili.

Se poi volessimo parlare di primarie, dovremmo chiederci perché quando il PD le fa solo al suo interno, allora vince il candidato prescelto dai vertici, e di solito rappresentante dell’ala dominante, ex PCI, e quando invece le fanno di coalizione, le perdono a favore di candidati più a sinistra ancora…Con un’aggravante non da poco e tutta locale: che tutto questo impedisce al PD di governare Modena.

AL PD modenese, e al suo capogruppo consiglierei di pensare alle proprie beghe interne, e di concentrarsi di più sui problemi di Modena, di cui sono pieni i giornali in questi giorni, e magari di rivolgere un pensierino sofferto anche a Bersani, che ha fatto del cambio di idea un stile di vita – come ricordano perfettamente i referendum.

(Avv. Luca Ghelfi, Consigliere provinciale – PDL)