Dopo la doppia pesante sconfitta subita alle amministrative e ai referendum, anche il centrodestra modenese fa i conti con la crisi del berlusconismo e la caduta di consenso delle forze che sostengono il governo. Il capogruppo Pd in Consiglio comunale, Paolo Trande, commenta le recenti prese di posizione di esponenti del centrodestra modenese e i loro tentativi di “riposizionamento” politico. «Una premessa è d’obbligo. Noi siamo felici quando qualcuno scopre la democrazia nei partiti. Siamo felici quando qualcuno scopre che eleggere i propri dirigenti è un fatto normale in tutti i paesi civili e che questo si riverbera sul grado di democrazia del paese stesso. Detto questo sono giorni che nel “cantiere” del centrodestra a Modena compaiono “asfaltatori”, “demolitori”, “rinnovatori”, “riorganizzatori”: è ufficialmente iniziata la gara a chi è più democratico e meno berlusconiano. E’ iniziato il “si salvi chi può”.

La strana coppia Barberini-Caselli (con quest’ultimo citato dai giornali come colui che ha scritto un lettera a Renzi…senza risposta) che lancia la corrente degli asfaltatori. Giovanardi che rinnova la minaccia del 15 marzo “se il PdL e il governo non cambiano mi dimetto” (non ci crede nessuno!). L’inedito Leoni, pluriconsigliere regionale, che con un manipolo di arditi giovani pidiellini costituisce “Valori e Libertà”. Insomma una corsa a riaccreditarsi con l’elettorato del centrodestra.

Dopo 17 anni di idolatria berlusconiana e di culto della personalità (al confronto i nordcoreani sono dei dilettanti), dopo aver deriso in ogni modo le primarie del Pd, parte la corsa a chi era più antiberlusconiano tra i berlusconiani. Tutti che chiedono democrazia dopo che per anni hanno mandato giù segretari nominati da Lui, segretari non nominati perché quelli nominati da Lui non volevano, candidature spartite in case private sulla base della forza economica e del rapporto con il capo dei gruppi prevalenti nel partito. E’ uno spettacolo da fine impero. E’ un fuggi fuggi generale con l’obiettivo di non venire travolti dalle macerie del più grande inganno che la storia della politica abbia mai concepito: il populismo leaderistico del tycoon di Arcore.

La nave affonda ed ecco che si staccano le scialuppe di salvataggio con i gruppi di potere locale che si riposizionano. Verranno mesi in cui vedremo i vari Caselli, Leoni, Bertolini, Giovanardi tirare fuori articoli, dichiarazioni in cui diranno “io l’ho criticato per primo”, “ricordate quando sul vulcano di Villa Certosa dissi che non avrebbe funzionato” oppure “non senza rischiare ho segnalato a Berlusconi che la cravatta utilizzata nel comizio di Napoli non era annodata bene”. Riscriveranno in fretta i loro curricula cancellando le imbarazzanti difese sempre e comunque e valorizzando i flebili sospiri critici in cui non v’è traccia di richiesta di confronto, discussione, democrazia. Hanno teorizzato e praticato la monarchia assoluta e ora diventano campioni di democrazia.

E’ iniziato il fuggi dal Titanic chiamato PdL. Ne vedremo delle belle. Ma i cittadini non dimenticano e non abboccheranno ai tentativi di conversione democratica dei politici di lungo corso della destra locale. Ne vedremo delle belle perché tutto questo avviene in un partito (PdL) balcanizzato dalle lotte intestine, dall’idiosincrasia tra i maggiorenti e dalla scarsa frequentazione con quella cosa faticosa che si chiama confronto democratico».