Vini sempre più liquorosi e sempre più orientati alla fascia dessert, olive in difficoltà nel momento cruciale della formazione dell’olio: i cambiamenti climatici arrivano sulle tavole degli italiani. Il riscaldamento dell’atmosfera è destinato a influenzare infatti anche alcune abitudini alimentari del Belpaese.
Tanto che fra 30 anni, secondo scenari di previsione estremi ma non impossibili, Verona potrebbe diventare terra di Marsala.
Lo rileva uno studio su ”Agrometeorologia dell’olivo e della vite” condotto dal direttore dell’Istituto di Biometeorologia (Ibimet) del Cnr di Firenze, Giampiero Maracchi, sulle viti del Veneto e gli olivi del centro Italia.
Ad influire su olio e indici vitivinicoli le variazioni delle stagioni intermedie. Soprattutto per l’autunno, la temperatura troppo elevata condiziona le olive e rischia di mettere in pericolo l’ottima produzione prevista per il 2004 mentre per il vino la lunga primavera condiziona la produzione tanto che si sta osservando uno spostamento verso nord di quelli a più alto tasso liquoroso, come nel Veneto dove gli scenari parlano di un andamento verso la produzione di vini da dessert anche se, si appresta a precisare Maracchi, ”con le tecnologie a disposizione un bravo enologo riesce a fare un buon vino e a orientare l’indice in qualsiasi condizione”. In questi ultimi 15 anni, ha rilevato Maracchi, una serie di fattori, come l’anticipo della primavera o la variazione delle precipitazioni, ”hanno determinato una modifica alla vocazione dei territori a produzione vitivinicola. Oggi non c’è una situazione d’allarme grave, ma – afferma Maracchi – proiettando i dati attuali ai prossimi 20-30 anni, le variazioni climatiche rischiano di provocare un sostanziale cambiamento del tessuto e in questo quadro si potrebbe presupporre una produzione di Marsala per esempio a Verona”. Proprio il Veneto è stata la regione scelta dall’Ibimet per lo studio dell’indice con cui si identifica la vocazione della zona per tipo di vino. L’indice meteo-vite (indice di Huglin) è sotto 2.500 per i vini da tavola e sopra 2.500 per quelli da dessert. ”Negli ultimi 15 anni questo indice per il Veneto – secondo i nostri rilievi – si è spostato sempre più dai vini da tavola a quelli da dessert”.
E se la primavera pesa sui vini, gli autunni sempre più caldi mettono a rischio la produzione di olio. Sono trenta le stazioni di rilevamento agro-meteorologiche attivate dall’Ibimet per gli uliveti del centro Italia. Sotto controllo soprattutto la temperatura. ”Quest’anno – ha spiegato Maracchi – la produzione risulta ottima a differenza del 2003 quando la raccolta è stata inferiore all’80% per il sopravvenire di un doppio fenomeno, gelate fuori stagione e siccità. Ma – prosegue il direttore dell’Ibimet – a fronte di una buona situazione per l’olio sulla carta, questo riscaldamento che stiamo rilevando con le nostre centraline e queste temperature ancora elevate, portano a non escludere rischi”. Il pericolo, dice l’esperto, è il mancato raggiungimento della soglia favorevole all’inoleazione, cioè temperature sotto i 12 gradi. ”Soprattutto per quanto riguarda l’autunno – spiega Maracchi – le temperature sono maggiori di quelle del passato. La situazione è molto variabile, ma la media degli ultimi 15 anni ci dice che la colonnina di mercurio e’ salita di qualche grado. Temperatura a parte, quello che interessa le colture è soprattutto il fatto che, dopo il ’90, gli autunni miti sono sempre più lunghi con fenomeni di precipitazioni più intense e concentrate e nevicate precoci, come avvenuto una quindicina di giorni fa anche al sud”.