Riduzione del 18 per cento delle emissioni di anidride carbonica entro il 2020, incremento delle fonti rinnovabili per arrivare a produrre almeno un chilowatt di energia elettrica per ogni cittadino da impianti fotovoltaici, un maggiore risparmio e una maggiore efficienza energetica. Sono questi gli obiettivi stabiliti dal Piano energetico della Provincia di Modena presentato mercoledì 8 maggio in occasione del Consiglio provinciale straordinario che si è svolto a Vignola per la Giornata mondiale dell’ambiente.
«Il Piano – ha sottolineato l’assessore provinciale all’Ambiente Stefano Vaccari illustrando il documento – intende stimolare nuovi criteri e avviare azioni concrete per raggiungere una migliore efficienza del sistema Modena attraverso un modo nuovo di costruire, di muoversi e di produrre. Serve, innanzitutto, un cambiamento culturale in tutti i settori per garantire un futuro più pulito, meno impattante con imprese più competitive anche dal punto di vista dei costi energetici».
Il Piano provinciale, scaturito dal confronto nei mesi scorsi tra tutti i soggetti interessati, dal mondo delle imprese alle associazioni, contiene anche un’analisi dei consumi civili, industriali e per i trasporti, dei fabbisogni e della produzione di energia sul territorio provinciale.
Poi sono individuati i settori di intervento: energia e territorio, mobilità sostenibile, cultura dell’energia e formazione e trasferimento tecnologico per arrivare alle proposte ed azioni da mettere in campo: accordi con i Comuni per una pianificazione urbanistica più sostenibile, sviluppo delle fonti rinnovabili e individuazione di aree “sensibili” per governare lo sviluppo dei relativi impianti, l’incremento della certificazione degli edifici pubblici e privati per migliorare le prestazioni, lo sviluppo della mobilità collettiva tramite la sottoscrizione di accordi con imprese o gruppi di interesse per la creazione di nuovi servizi, la creazione di un servizio di mobility management per le aree produttive, nuove forme di trasporto per le imprese sul corto raggio, lo sviluppo di tecnologie innovative per il risparmio energetico.
Previsti anche l’avvio di uno sportello di orientamento con le associazioni dei consumatori per assistere e orientare i cittadini su tutte le opportunità in campo energetico, uno sportello informativo sulle agroenergie, una campagna di comunicazione sulla certificazione degli edifici, un accordo con Acer sull’efficienza del patrimonio residenziale pubblico, corsi di formazione rivolti a operatori privati e nuovi percorsi di educazione all’energia sostenibile nelle scuole.
Con la realizzazione di queste azioni previste nel Piano il sistema Modena risparmierà nei prossimi anni quasi 500 mila tep con una riduzione di un milione e 300 mila tonnellate di anidride carbonica, cioè meno 18 per cento rispetto al 1990.
In linea, quindi, con quanto indicato dall’Unione europea con la strategia del denominato del 20- 20-20 cioè una riduzione del 20 per cento dei gas serra, una maggiore efficienza energetica del 20 per cento e l’aumento delle fonti rinnovabili del 20 per cento entro il 2020, come peraltro già recepito nel modenese con il Patto dei sindaci che si sono impegnati a perseguire questi obiettivi.
I CONSUMI NEL MODENESE IN CALO COSTANTE, MA CON LA CRISI LIVELLI TORNATI AL 1990
In base ai più recenti dati disponibili, nel 2009 per fare funzionare industrie, abitazioni, auto e trasporti in genere i modenesi hanno utilizzato 2.405.000 tep (tonnellate equivalenti di petrolio). Un dato che ha risentito in modo pesante della crisi economica: la crescita dei consumi energetici è ininterrotta dal 1990 fino al 2005 (più 27 per cento in 16 anni) quando è iniziata una riduzione costante culminata nel 2009 con lo scoppio della crisi economica che ha riportato i valori a quelli del 1990.
Nonostante la crisi, comunque, ogni modenese utilizza (tra energia elettrica, metano, benzina, gasolio, olio combustibile e gpl) circa 4 tep all’anno contro i circa 3 a livello regionale e 2,67 a livello nazionale. L’energia viene utilizzata in buona parte dall’industria con 1.123 tep, seguita dalle abitazioni civili con 816 tep, trasporti a quota 429 e agricoltura a 37.
Dal 1990 ad oggi, le oscillazioni in questa composizione sono state minime, pari al massimo a un paio di punti percentuali. Ma nel periodo 2005-2009 la riduzione dei consumi riguarda principalmente l’industria (e di riflesso i trasporti) che passa da 1.643 a 1.124 Tep; l’industria riduce, inoltre, il proprio peso percentuale dal 54 per cento (2005) al 47 per cento (2009) sul totale dei consumi annuali.
La domanda di energia viene soddisfatta attraverso un 33 per cento di energia elettrica, 47 per cento di gas metano e 20 per cento di prodotti petroliferi.
I minori consumi di energia di questi ultimi anni se non altro hanno contribuito a ridurre le emissioni di gas inquinanti in particolare di anidride carbonica (Co2): se si considerano le emissioni pro-capite si passa dalle 11,6 tonnellate di Co2 per abitante nel 1990, salite a 12,5 nel 2005 poi scese a 10,3 nel 2009.
Nel modenese il totale dell’energia prodotta da fonti rinnovabili risulta pari al 3,4 per cento dell’intero fabbisogno elettrico provinciale e al 21,6 per cento del fabbisogno elettrico residenziale. Il resto del fabbisogno elettrico e degli altri tipi di energia viene importato.
Per potenza installata, l’idroelettrico è la prima delle fonti rinnovabili con il 49,1 per cento, poi il fotovoltaico in rapida crescita (39,5 per cento) e le biomasse che, con l’impianto già autorizzato a Finale Emilia, arriveranno all’11,3 per cento per potenza installata.