In occasione del 66° anniversario della Liberazione di Bologna, l’Amministrazione comunale ha collocato un busto con le sembianze di Lea Giaccaglia Betti, insegnante elementare antifascista particolarmente attiva nell’organizzazione sindacale e politica delle donne, all’interno della scuola dell’infanzia a lei dedicata, riaperta dopo un recente restauro nel Parco della Montagnola.
L’opera è stata donata al Comune di Bologna da Rosa Betti, figlia di Paolo e di Laura Dozza, sorella dell’indimenticato Sindaco del Dopoguerra, che Betti sposò in seconde nozze, dopo la morte di Lea. La scultura in gesso è opera di Bruno Giorgi, scultore italo-brasiliano comunista di origini ebraiche che la realizzò nel 1933, mentre si trovava al confino di polizia sull’isola di Ponza assieme a Lea.
A ricordo della militante antifascista sono state inoltre affisse due targhe, sul muro e sulla recinzione della scuola stessa.
Lea Giaccaglia nasce ad Ancona il 17 ottobre 1897 da una famiglia di idee socialiste. Studia da maestra e il 30 aprile 1919 sposa il ferroviere bolognese Paolo Betti, anch’egli iscritto al PSI. Nel maggio del 1927 Betti viene arrestato e nell’ottobre dello stesso anno anche Lea, avvicinatasi nel frattempo alle idee comuniste, subisce la segregazione nel carcere di Perugia, dove viene tenuta a digiuno e contrae la tbc. Condannata nel 1929 dal Tribunale Speciale a quattro anni di carcere per “ricostituzione del PCI e propaganda comunista”, apprende in cella, dal figlio Vero, della morte della figlioletta Luce, affidata ad una famiglia di comunisti francesi riparati a Mosca. Il 24 dicembre 1931 viene assegnata al confino per cinque anni, prima a Lipari e due anni dopo a Ponza. Successivamente le viene commutato il resto della pena in un biennio di ammonizione. Con la vittoria delle truppe italiane in Etiopia, nel giugno 1936, è prosciolta dai vincoli polizieschi. Muore a Bologna quaranta giorni dopo, il 10 luglio 1936.
Bruno Giorgi, nasce a Mococa (Brasile) il 13 agosto 1905 da genitori italiani provenienti dalla Toscana. Rientrato in Italia compie gli studi all’Accademia delle Belle arti di Roma. Antifascista militante conosce Antonio Gramsci rimanendone affascinato. Nel 1931 viene mandato al confino prima a Lipari e poi a Ponza, dove conosce Giacomo Manzù, Carlo Segre e la figlia Giuliana, ebrea torinese di solida formazione intellettuale e antifascista, con cui si sposa, nella stessa isola. Sempre a Ponza realizza il busto dedicato a Lea Giaccaglia, anch’essa al confino politico. Estradato in Brasile, torna successivamente in Europa, a Parigi, dove svolge un’assidua attività politica a sostegno della causa repubblicana in Spagna. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale rientra in Brasile dove, nel dopoguerra, ottiene riconoscimenti per la sua produzione artistica e realizza opere esposte nelle più importanti piazze di Brasilia e San Paolo. Tra le altre ricordiamo: “Dos Candangos”, un bronzo alto 8 metri realizzato nel 1957; “Meteora”, in marmo, del 1967 ed “Escultura”, anch’essa in marmo, alta 1,25 metri, del 1970. Nel 1975 realizza per il comune di Arezzo il “Monumento alla Resistenza”, un corpo inclinato con le mani tese verso l’alto, che vuole esprimere la caduta e l’ascesa dell’eroe partigiano e per lui rappresenta un tributo dell’Italia a un suo figlio emigrato. Giorgi muore a Rio de Janeiro nel 1993.
Info www.comune.bologna.it