Da domani, lunedì 20 settembre, gli universitari modenesi iscritti ai primi tre anni del corso di laurea in Infermieristica all’Università di Modena e Reggio possono presentare la domanda per una delle 75 borse di studio da 520 euro offerte dalla Provincia di Modena.
L’iniziativa continua l’esperienza avviata due anni fa con l’obiettivo di “incentivare la formazione di nuovi infermieri contribuendo a ridurne la carenza sul nostro territorio” come spiega Maurizio Guaitoli, assessore provinciale alle Politiche sociali, ricordando che l’iniziativa si svolge nell’ambito del Patto per fronteggiare, appunto, la carenza di figure professionali infermieristiche e socio-sanitarie che prevede anche interventi nel campo della formazione professionale e per la ricerca e l’integrazione di personale proveniente dall’estero.
Per presentare le domande per le borse di studio c’è tempo fino al 5 novembre. Moduli e informazioni sono disponibili alla scuola di laurea in Infermieristica (via Campi 213/b a Modena, tel. 059 2055225) e al servizio Politiche sociali della Provincia (via delle Costellazioni 180 a Modena, tel. 059/209.010 – 209.006).
L’impegno economico complessivo della Provincia è di 39 mila euro, ricorda l’assessore Guaitoli sottolineando che “per ottenere il contributo economico è necessaria la residenza a Modena da almeno tre anni”.
Le 75 borse di studio sono ripartite nei primi tre anni di corso: 20 sono per gli studenti del primo anno, 20 per quelli del secondo e 35 per quelle del terzo. Per il primo anno, le borse di studio saranno assegnate per merito sulla base dei risultati del primo semestre e solo a chi avrà sostenuto tutti gli esami. Lo stesso vale per gli anni successivi: “Per ottenere il contributo – afferma Guaitoli – bisogna essere in pari con gli esami e le eventuali graduatorie terranno conto della media dei voti del primo semestre”.
Al Patto infermieri, promosso da Provincia e Comune di Modena, hanno aderito le aziende sanitarie, il Collegio infermieri (Ipavsi), l’Università, le associazioni imprenditoriali, i sindacati e l’Ispettorato del lavoro.