(Adnkronos Salute) – Addio al tradizionale bicchiere di vino a tavola: prende piede in Italia il consumo di alcolici fuori pasto. Se da un lato la buona notizia è che il consumo di alcol è rimasto sostanzialmente stabile negli ultimi 10 anni, dall’altro non mancano le preoccupazioni perché cresce l’abitudine a bere fuori pasto e ad ubriacarsi tra le donne e le giovanissime. Non è tutto. Non sembra affatto diminuire il numero di italiani e italiane che bevono fino ad ubriacarsi, praticando il cosiddetto ‘binge drinking’, ovvero mandando giù 6 o più drink in un’unica occasione e in breve tempo l’uno dall’altro.
Questa la fotografia scattata come ogni anno dall’Istituto superiore di sanità sulle basi dei dati Istat ed europei.Per quanto siano sempre gli uomini a bere di più, il fenomeno riguarda con maggior frequenza che in passato anche il gentil sesso. In particolare, le percentuali delle consumatrici di alcolici fuori pasto minorenni sono equiparabili a quelle dei loro coetanei, e l’incremento maggiore rispetto al 1999 si registra tra le consumatrici 25-44enni (+45,2%). I numeri del ‘pianeta alcol’ sono stati illustrati oggi nella sede dell’Iss in occasione dell’Alcohol Prevention Day, promosso in collaborazione con Sia, Aicat ed Eurocare con il supporto del ministero della Salute.Sembra destinato a tramontare, dunque, il modello di consumo mediterraneo, basato sulla consuetudine di bere vino o comunque alcolici in quantità moderate e durante i pasti.
Un trend fortemente in declino in particolare tra le generazioni più giovani. E sono le giovanissime, in particolare, a preoccupare. “Tra le 11-15enni – conferma Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale Alcol Cnesps e direttore scientifico dell’Apd – si registra una media di consumatrici nettamente superiore alla media femminile italiana, tripla rispetto a quella delle donne adulte e comunque superiore a quella registrate per tutte le classi di età esaminate”.
La prevalenza dei consumatori a rischio nel 2009 è pari al 15,8% della popolazione di età superiore a 11 anni, con una consistente differenza di genere (25% dei maschi, 7,3% delle femmine). L’analisi per classi di età mostra che sono a rischio il 18,5% dei ragazzi e il 15,5% delle ragazze sotto dell’età legale (16 anni), valori che dovrebbero essere pari a zero e che invece identificano circa 475 mila minori che hanno adottato almeno un comportamento a rischio alcol-correlato. Anche salendo con l’età l’evidenza conferma i trend consolidati nell’ultimo decennio; si stima, infatti, che nel 2009 sono stati oltre 395 mila i giovani di 16-20 anni (19% maschi e 6,9% femmine) e circa 500 mila i giovani di 21-25 anni (23,8 % maschi e 8,4 % femmine) che hanno adottato almeno un comportamento a rischio per la loro salute sulla base dei criteri stabiliti dall’Iss (eccedenza o binge drinking).
“E all’estremo opposto della curva continuiamo a registrare le più elevate quote di consumatori a rischio tra i maschi”, aggiunge Scafato, sottolineando che “tra gli ultra65enni si contano oltre 2 milioni e 200mila anziani che seguono modelli di consumo rischioso o dannoso, con il 47,7 % dei 65-74enni e il 40,7 % degli ultra75enni”.