Lombardia, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Sardegna ogni anno assistono complessivamente alla cementificazione di circa 10mila ettari di territorio, una superficie grande due volte la città di Brescia. Di questo suolo cancellato, ben 5mila ettari sono ambienti naturali, coperte da vegetazione spontanea. Un dato che riguarda soprattutto la Sardegna, dove gran parte dei nuovi edifici sorge su aree coperte da vegetazione mediterranea, e in misura minore le province pedemontane dell’ovest Lombardia, che subiscono la perdita di preziose foreste collinari e di pianura. Questi alcuni dei dati contenuti nel Rapporto 2011 sul Consumo di Suolo (INU edizioni) presentato oggi a Milano da Legambiente e INU. Il consumo di suolo non produce solo ferite al paesaggio, ma una vera e propria patologia del territorio, fino ad oggi sottovalutata sia dalle politiche di controllo e prevenzione, sia dal necessario lavoro di monitoraggio e analisi, tanto che mancano in Italia stime attendibili e aggiornate circa la dimensione assunta dal consumo di suolo. È questa la ragione che ha spinto Legambiente e INU a costituire a Milano il Centro di Ricerca sui Consumi di Suolo (CRCS) che, grazie ad un progetto di ricerca portato avanti con la collaborazione scientifica del Dipartimento di Architettura e Pianificazione del Politecnico di Milano e sostenuto da Fondazione Cariplo, ha consentito di raccogliere informazioni, dati e metodi di misura prodotti da studiosi e istituzioni regionali.
“Il rapporto restituisce un quadro del consumo di suolo agricolo e naturale che non è rallentato ed è avvenuto a velocità differenti, in modo sempre più disperso sul territorio – dichiara Massimo Becchi presidente di Legambiente Reggio Emilia. Uno degli effetti più rilevanti del consumo di suolo è la perdita di superfici agricole.
La pressione insediativa non è certo modesta anche nella nostra provincia, se si calcola che dal 2003 al 2008 ben 26.923 ettari sono stati edificati (un ettaro sono 10.000 metri quadrati), ovvero quasi 54.000 campi da calcio, superati dalla sola Modena in Regione, ed abbiamo l’ 11,8 % della superficie provinciale coperta da strutture ed edifici (il dato maggiore in regione dopo Rimini) e circa 1 ettaro al giorno occupato, corrispondente a 7,7 metri quadrati per ogni abitante all’anno.
Un primato quello reggiano veramente poco invidiabile, dovuto alla logica edificatoria dei comuni reggiani, in particolare di Reggio ed alcuni del distretto di Correggio, che ha profondamente mutato il nostro paesaggio.
“Alla città tradizionale – conclude Becchi – si sta sostituendo inoltre una nuova città nella quale accanto alla periferia si sono sviluppate aree a bassa densità sollecitate da motivazioni economiche (il minor costo delle aree) e dalla ricerca di una miglior qualità della vita, che presenta una generale condizione di insostenibilità per l’elevato consumo di suolo, per l’aumento del traffico motorizzato individuale che sollecita, per i nuovi squilibri e le nuove forme di congestione che determina, per la mancanza di spazio pubblico.