Una riflessione sull’accoglienza dei migranti dal Nord Africa in arrivo a Lampedusa non può che partire da un giudizio su ciò che sta succedendo nel Maghreb, in Libia ed in altri Paesi dell’area.
Come SEL ribadiamo che La guerra contro la Libia è la risposta più sbagliata e pericolosa alla domanda di democrazia che si è affermata in tutto il Mediterraneo non solo perchè ripropone l’ossimoro della “guerra umanitaria” (che come tutte le precedenti sta procurando i suoi morti civili ed amplificando conflitti geopolitici), né per le evidenti ipocrisie dei Paesi interventisti (che devono farsi perdonare sostegno ad altri dittatori in Egitto ed in Tunisia, che hanno fino a ieri fatto il baciamano o venduto armi a Gheddafi, che cercano posizionamenti strategici e ricchi affari nell’area con il nuovo Governo, che distinguono tra dittature, bombe alla Libia e silenzio assordante in Barhein, Arabia Saudita o Yemen). Oltre a tutto ciò l’intervento militare pregiudica la direzione progressista e democratica delle rivoluzioni arabe, toglie attenzione ai processi di democratizzazione, alle nuove proteste in corso ed alle loro repressioni.
Tra gli effetti di questi avvenimenti c’è l’arrivo di migranti in Italia ed in Europa, in parte in fuga dalla guerra e dalle discriminazioni ed in parte dalla paura di un incerto futuro. In questa fase di emergenza, anche a causa di una legislazione troppo complessa e burocratica, è praticamente impossibile, oltre che ingiusto, distinguere lo status dei singoli migranti. Chi lo sostiene, come la Lega ed il Governo, compie una azione demagogica e propagandistica. Il riconoscimento dello status di rifugiato, come ben sanno tanti richiedenti rinchiusi impropriamente nei CIE, richiede tempi lunghi. Che fare allora?
Per l’Unione Europea, per l’Italia, per l’Emilia-Romagna e per il Comune di Modena, l’affermazione dei diritti umani e democratici è un obiettivo fondamentale. Il Comune di Modena ha sempre recitato un ruolo di primo piano negli interventi di solidarietà sul piano nazionale ed internazionale. Occorrono da parte di tutti scelte coerenti. L’Europa deve assumere un ruolo di supporto e coordinamento e chiedere l’apporto di tutti i Paesi; Stato ed Enti Locali devono fare la propria parte.
Crediamo che ancora una volta Modena debba e possa dimostrarsi città aperta, solidale, capace di accoglienza nei confronti di profughi la cui condizione mette a repentaglio i diritti fondamentali della persona umana e comporta la necessità di protezione e nei confronti di migranti cui va assicurato sostegno e solidarietà umana.
Crediamo che le questione dello status di rifugiato e la temporaneità o meno della permanenza vadano affrontati dopo l’aver comunque garantito un livello di accoglienza degno di un Paese civile e rispettoso dei diritti umani. Nonostante la situazione ad oggi ancora confusa nel rapporto tra Governo e Regioni crediamo che la nostra città, pur attenta a mantenere in equilibrio esigenze di solidarietà imprescindibili e salvaguardia di serene condizioni di convivenza sul territorio, debba partecipare attivamente all’intervento umanitario nel quadro definito con la Regione e gli altri Enti locali e garantire il sostegno e la collaborazione delle proprie strutture.
In particolare, SEL auspica un rapido e forte coinvolgimento, e coordinamento, della società civile e dell’associazionismo modenese, nonché delle comunità di migranti provenienti da alcuni dei Paesi maggiormente toccati dalle recenti evoluzioni politiche e delle loro associazioni. L’associazionismo modenese ha sempre garantito non solo il giusto spirito di accoglienza ma capacità operative e di organizzazione che, unite a quelle degli Enti locali, possono contribuire a garantire tanto il primo e necessario sostegno umanitario (raccolta e fornitura di abiti, cibo, posti letto, assistenza socio-sanitaria, etc) quanto relazioni ed un inserimento positivo nel tessuto sociale che, anche se provvisorio nel tempo, deve essere teso alla coesione sociale nel rispetto delle regole e dei diritti di tutti i cittadini.