Un convegno per riflettere, con competenza e al di là di ogni conformismo, sulla politiche del prodotto tipico e quanto queste siano un vantaggio per l’agricoltura italiana e una garanzia di qualità per i consumatori.
L’appuntamento dal titolo “I prodotti tipici tra concreta opportunità e rassicurante illusione” si terrà sabato 2 aprile 2011 alle ore 9.00 in Aula 2 presso il Complesso universitario Ex Caserma Zucchi (via Allegri, 9) a Reggio Emilia. L’incontro, promosso dalla Società Agraria di Reggio Emilia si svolge con il patrocinio dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e mette a confronto le voci più autorevoli del mondo accademico italiano in questo campo.
Le politiche agricole nazionali e locali puntano, in modo strategico, sui prodotti tipici come soluzione ai ricorrenti problemi del settore e si basano sulla convinzione che i prodotti tipici siano una risorsa per il mondo agricolo.
“Con questo convegno – sostiene il prof. Paolo Giudici docente di microbiologia degli alimenti fermentati all’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia – vorremmo sollecitare una riflessione su chi benefici realmente della politica del prodotto tipico? E’ immediato osservare che l’elevato numero di prodotti tipici del nostro paese può determinare un’inflazione dello strumento “tipicità” con effetti negativi indiretti sui prodotti stessi che si intendono tutelare.
In secondo luogo, l’eccessiva frammentazione rende difficile la percezione, da parte del consumatore, delle differenze tra prodotti simili nell’uso e nel nome. A titolo esemplificativo, i “balsamici” del territorio locale hanno generato e generano confusione nel consumatore e consentono agli attori più “dinamici” di trarne vantaggi a spese dei “balsamici” di maggiore qualità. Inoltre, l’equazione prodotto tipico = qualità non è vera in assoluto, ma va dimostrata caso per caso a vantaggio di una corretta informazione del consumatore”.
L’Italia vanta infatti un numero considerevole di specialità regionali tipiche riconosciute, che rappresentano certamente un patrimonio culturale e ricercato del Paese. Il numero complessivo di specialità alimentari tuttavia, indipendentemente dal tipo di riconoscimento, supera il considerevole numero di 5.000, un livello difficilmente giustificabile sulla base di reali differenze e specificità.
La convinzione che i prodotti tipici siano una risorsa economica per il settore agricolo fa sì che una buona parte di risorse pubbliche, specie quelle locali, sia destinata alla tutela di questi prodotti anziché a ricerche mirate al loro miglioramento qualitativo. Nella maggior parte dei casi poi, il beneficio economico non va ai produttori, che devono sobbarcarsi maggiori costi per la tutela, e nemmeno ai consumatori che pagano generalmente un prezzo maggiore rispetto al prodotto non tutelato.
Il paradosso è che i prodotti tipici a denominazione protetta costano di più al consumatore e non portano, quasi mai, maggior reddito al produttore. Allora è lecito chiedersi chi guadagni veramente con il prodotto tipico? Forse può bastare l’esempio della pizza che, da poco tempo, ha ottenuto la registrazione come specialità tradizionale garantita (pizza napoletana Stg). La registrazione non porta vantaggio economico agli agricoltori italiani perché, per ottenere la pizza con le caratteristiche sensoriali apprezzate oggi dal consumatore, è necessario l’impiego di farina Manitoba (farina ottenuta da grani selezionati e derivati dall’antica cultivar canadese Manitoba) con grande beneficio dei selezionatori del grano a cui vanno le royalty per ogni pizza consumata!
Il convegno promette di stimolare un confronto aperto su questi temi, mettendo a confronto diverse voci provenienti dal mondo accademico, oltre che dall’Ateneo di Modena e Reggio Emilia, i relatori provengono dalle Università degli studi di Napoli, Parma e Udine con i rappresentanti della Società Agraria di Reggio Emilia.
La Società Agraria di Reggio Emilia è una prestigiosa fondazione che sviluppa la sua attività fin dall’ottocento. La sua storia coincide con nomi di rilievo della società reggiana, fra tutti il più famoso, l’agronomo Filippo Re. Scopo della Società Agraria è sempre stato quello di migliorare l’agricoltura e di divulgare le novità, e le innovazioni tecniche e scientifiche. Oggi, la Società Agraria ha scelto di perseguire le proprie finalità erogando borse di studio a giovani laureati in Scienze agrarie o chimiche con indirizzo agrario, stabilendo così relazioni consolidate con l’Università.
Per ulteriori informazioni contattare il prof. Paolo Giudici mail paolo.giudici@unimore.it