“Dovrebbe essere la Soprintendenza quando si tratta di luoghi soggetti a vincolo, come nel caso del centro storico di Modena, a fornire un progetto dettagliato per l’allestimento dei dehor all’aperto”. Fiepet-Confesercenti Modena invita a riflettere su quanto deciso per piazzetta delle Ova. Le sanzioni elevate recentemente e le notizie di ordinanze di sgombro di strutture, consegnano un quadro in cui il rapporto tra pubblici esercizi, Comune e Soprintendenza è ancora lontano dal trovare un punto di equilibrio. “Chiediamo al Comune di promuovere in tempi brevi un confronto con l’organo per la tutela del patrimonio storico e artistico, al fine di scongiurare nuove situazioni penalizzanti, sia per gli operatori che vedono vanificato un investimento, sia per la clientela privata di un servizio”.
Tema ‘caldo’ quello relativo a dehor e gazebo dei pubblici esercizi in centro a Modena. Ancor di più con l’arrivo della stagione invernale: quando, forse per modalità importate dalle città d’oltralpe, i clienti di bar e ristoranti non disdegnano di consumare all’aperto, senza essere troppo esposti alle intemperie del periodo. I gestori dei locali si ingegnano quindi, districandosi tra disposizioni e regolamenti complicati, a realizzare strutture riscaldate semichiuse e all’esterno. Il Comune di Modena a tal proposito ha approvato, con il parere favorevole delle Associazioni Imprenditoriali, un nuovo regolamento che tenta di coniugare le esigenze dei clienti dei locali del centro storico e la necessità di eleganza di tipo urbano che i dehor almeno in parte contribuiscono a creare.
“Sappiamo – tiene a precisare Mario Bugani Presidente Fiepet-Confesercenti Modena – che la Soprintendenza prescrive al Comune di autorizzare solamente strutture temporanee, facilmente amovibili e di leggero impatto sull’arredo urbano. Forse sarebbe opportuno avere qualche specifica in più dall’organo preposto per la tutela del patrimonio storico e artistico. Indicazioni diversificate e dettagliate a seconda delle diverse aree del centro storico: la zona soggetta a tutela dall’UNESCO ad esempio, avrà sicuramente norme più stringenti rispetto ad altre. In questo modo i titolari di bar e ristoranti, ma più in generale di tutti i pubblici esercizi, avrebbero certezze maggiori in merito a diritti e obblighi e potrebbero meglio implementare le loro strategie di investimento per migliorare il servizio fornito ai propri clienti. Si contribuirebbe in questo modo ad incrementare ‘quell’eleganza pubblica’ arricchita magari da elementi di modernità da sempre ricercata, elemento di maggior attrattività e qualità per i centri storici cittadini”.