Nei giorni scorsi è stato oggetto di molta attenzione da parte degli organi d’informazione il caso di Frank Agyei, lavoratore ghanese clandestino dal 2003, ma perfettamente integrato con un lavoro e una casa regolare da quattordici anni. Attualmente Frank è detenuto al Cie di Modena in attesa di essere espulso.
Il Centro Lavoratori Stranieri Cgil e la Cgil di Modena hanno già ribadito solidarietà nei confronti di Frank, che reputiamo essere un esempio emblematico di discriminazione verso uno straniero.
Vogliamo mantenere i riflettori puntati su questa vicenda supportati anche dagli attestati di solidarietà che ci giungono dalla società civile e dalle associazioni che, da sempre, combattono il razzismo e le discriminazioni. In molti infatti si sono mobilitati negli ultimi giorni anche attraverso i media per denunciare l’assurdità di questa situazione.
Ieri sera si è svolta l’assemblea sindacale dei lavoratori della S.Z. di San Prospero, dove lavorava Agyei, che esprimono piena solidarietà al loro compagno che conoscono come persona socievole e sempre disponibile sia al lavoro che fuori.
Nell’incontro avuto nei giorni scorsi dai rappresentanti della Cgil Area Nord con il sindaco di San Prospero, vi è stata da parte del primo cittadino l’attestazione di solidarietà ad Agyei e l’impegno a cercare di fare quanto possibile per risolvere questo caso.
Anche Alex Boamah, presidente dell’Associazione Ghanese presente a Modena, ha espresso al Cls/Cgil condivisione per le azioni che si riusciranno a mettere in campo per far rimanere Agyei in Italia.
Il datore di lavoro descrive Frank come un lavoratore modello che faceva bene il proprio lavoro e andava d’accordo con i propri colleghi.
Addirittura in un’intervista di qualche giorno fa (L’Unità 10.10.10) dichiara che se a Frank fosse concesso di restare nel nostro Paese, lui lo riassumerebbe subito.
Invitiamo tutti ad una riflessione.
Provate a pensare ad una persona, italiana ovviamente, che nel corso della sua vita commette un errore, paga per questo errore con una condanna al carcere di un anno e quattro mesi, non finisce in carcere perché esiste la sospensione condizionale della pena per il fatto di essere incensurato.
Immaginiamo che in seguito a questa disavventura, per gli 8 anni successivi conduca una vita normale, per così dire, “riga dritto”.
Paga regolarmente contributi, tasse, ha un lavoro per il quale viene apprezzato da azienda e colleghi, ha una casa in cui vivere con regolare contratto di affitto e paga regolarmente affitto e utenze, destinando parte del proprio salario al mantenimento della famiglia. Nessun scivolone, nemmeno una multa.
Tutti diremmo: bravo! Hai pagato il tuo debito alla società e sei riuscito ad integrarti e a riabilitare il tuo nome attraverso la virtuosità dei tuoi comportamenti! Bravo anche al datore di lavoro che ha dato al lavoratore una seconda chance di essere recuperato alla società in qualità di lavoratore e cittadino modello!
Perché per Agyei non possiamo dire le stesse cose? Allora non rispettiamo nemmeno la nostra Costituzione all’articolo 3. Perché avere avuto problemi per possesso di hascisc dà origine a diversi trattamenti a seconda della nazionalità di commette il fatto? Perché solo al migrante viene impresso il marchio di soggetto socialmente pericoloso? Ci continuiamo ad interrogare su questo, ma non troviamo una risposta plausibile.
L’unica cosa che sappiamo è che la Cgil continuerà a chiedere che si trovino le giuste soluzioni favorevoli per la permanenza di Agyei nel nostro paese, basandoci sul fatto che vogliamo che la “legge sia uguale per tutti” indipendentemente dal sesso, dalla razza, dall’appartenenza etnica o dalla religione.
Noi continueremo a chiedere alle Istituzioni che venga data l’opportunità a Frank Agyei di continuare a vivere nel nostro Paese, portando avanti il proprio percorso, il proprio progetto migratorio, continuando a fare il lavoratore e il cittadino modello.
(Cgil e Cls/Cgil Modena)