Non ha avuto l’approvazione del Consiglio comunale la proposta di deliberazione del consigliere Vittorio Ballestrazzi (Modenacinquestelle.it) “Il territorio è un bene non riproducibile”, su cui la Commissione competente aveva espresso parere negativo. La delibera chiedeva di inserire nello Statuto comunale la frase: “Il Comune di Modena riconosce il territorio come bene non riproducibile la cui trasformazione produce effetti su ambiente e paesaggio; il territorio agricolo del Comune è un bene da salvaguardare e tutelare”. Hanno votato a favore Modenacinquestelle.it, Idv e il consigliere della Lega nord Nicola Rossi. Si sono espressi in senso contrario Pd, Pdl, Mpa, Modena nuova, i consiglieri Pierluigi Taddei e Sandro Belli della Lega nord.
Durante il dibattito, Ballestrazzi ha spiegato che la proposta riprende la campagna nazionale “Stop al consumo del territorio”, che si prefigge di fermare la cementificazione senza arrestare l’economia. “Non vogliamo andare contro lo sviluppo – ha detto – chiediamo di tutelare il territorio agricolo in ogni sua forma e di intervenire sulle aree da riqualificare. Se inseriamo questa frase nello Statuto il territorio agricolo non potrà più essere ridotto”. E’ chiaro invece “che questo Consiglio pensa si debba andare avanti nella cementificazione”, ha aggiunto il consigliere in conclusione di dibattito.
Eugenia Rossi (Idv) si è detta favorevole alla proposta precisando tuttavia che “le norme da sole non bastano, dovrebbe esserci una mentalità comune a difesa dell’ambiente come accade in altri Paesi”, dove si è arrivati ad una concezione diversa e più moderna di sviluppo economico. Anche per la consigliera “anziché costruire nuovi edifici, occorre riqualificare l’esistente”; infine, “è necessario tutelare le eccellenze agricole, poiché laddove il territorio non è protetto sono maggiori i rischi per la salute”.
Sergio Celloni (Mpa) ha citato le parole di papa Giovanni Paolo II sull’importanza dello sviluppo e ha invece aggiunto “Bisogna rispettare l’ambiente, ma esorto il Consiglio comunale a non esasperare questo aspetto, perché occorre anche progredire e per farlo è necessario costruire sul territorio”.
Per Adolfo Morandi (Pdl) “è prioritario ristrutturare e recuperare il territorio utilizzato, ma questo non vuol dire negare la possibilità di ulteriori espansioni. Accogliere la proposta andrebbe contro l’espressione della libertà individuale e sarebbe una sorta di ingessatura della città, che invece si deve espandere per mantenere i livelli di eccellenza europea raggiunti”. Il consigliere ha anche ricordato: “Nei prossimi mesi si discuterà il nuovo piano regolatore che dovrà proiettare Modena verso il futuro senza andare verso una cementificazione di bassa qualità”. Anche secondo Gian Carlo Pellacani (Pdl) la proposta si tradurrebbe in un’ingessatura. “Anche se mi auguro non si andrà a costruire sul territorio agricolo, non sappiamo come si svilupperà la città, potrebbe espandersi o ridursi ma dobbiamo avere le mani libere”, ha spiegato dichiarandosi a favore “di una città compatta che rispetti il tradizionale sviluppo di Modena”, criticando la possibilità di costruire sull’acquifero modenese ed esprimendosi a favore della bretella Modena-Sassuolo. La consigliera Olga Vecchi (Pdl) ha chiesto all’assessore Daniela Sitta di spiegare quale relazione esista tra il Piano territoriale di coordinamento provinciale e il nuovo Piano operativo comunale. Alla consigliera sarà risposto in sede di Commissione competente.
Per la maggioranza, Giancarlo Campioli (Pd) ha evidenziato che “lo Statuto comunale parla già della salvaguardia del territorio; ci sono già molti vincoli a tutela del patrimonio e ogni realizzazione su terreno agricolo parte dalla riqualificazione dell’esistente. Si tratta quindi di trovare il punto di equilibrio tra territorio agricolo e sviluppo urbanistico”. William Garagnani (Pd) ha definito “irrealizzabile la proposta di bloccare lo sviluppo di Modena”, affermando però che “non si crea futuro sostenibile senza sviluppo sostenibile”. Il consigliere ha quindi ricordato che “la superficie boschiva negli ultimi anni è triplicata: negli anni Cinquanta a Modena c’erano due parchi, oggi sono oltre 100. Il problema è piuttosto decidere se sviluppare una città compatta usando in modo razionale il territorio urbano o se optare per la città diffusa”. Anche Gian Domenico Glorioso (Pd) ha ribadito “l’atteggiamento di tutela del territorio agricolo perseguito da tempo a Modena e le azioni di recupero effettuate sul territorio rurale”.
L’assessore alla Programmazione e sviluppo del territorio Daniele Sitta ha osservato: “Il nostro Comune, che negli ultimi decenni ha raddoppiato la quantità di verde come superficie e numero di alberi, è cresciuto meno rispetto ad altri capoluoghi della Regione. Siamo stati tra i primi a censire i fabbricati delle zone agricole, ponendo vincoli per il recupero e nella scorsa legislatura abbiamo approvato un piano di recupero di terreno agricolo, ma sarebbe un disastro – ha concluso – se bloccassimo il territorio: il tema sarà come costruire salvaguardando l’ambiente”.