E’ la giornata dell’ultimo abbraccio a Francesco Cossiga. Dopo le esequie di questa mattina a Roma, è stata Sassari, sua città natale, a rendere l’estremo saluto al presidente emerito della Repubblica. Nell’ottocentesca Chiesa di San Giuseppe poco dopo le 11 sono iniziati i funerali, in forma privata, come aveva richiesto il senatore a vita. Ad attendere la bara c’erano migliaia di persone. Le esequie sono state officiate dall’arcivescovo di Sassari, Paolo Mario Virgilio Atzei e dal vescovo di Nuoro, mons. Pietro Meloni, amico di infanzia di Cossiga, che nei giorni scorsi si è più volte recato al policlinico Gemelli, dove il presidente era ricoverato. Mons. Meloni, durante l’omelia, ha ricordato i tempi della loro giovinezza, quando insieme facevano i chierichetti. Il prelato ha precisato che è stato Cossiga ad insegnargli a servir Messa e di questo il presidente ne andava fiero tanto da farne motivo di vanto. Sin da bambino, ha detto Meloni, il senatore a vita ha sentito dentro di sé una forte fede cristiana che poi ha coltivato e maturato col tempo.E’ stato più volte sottolineato l’attaccamento del presidente emerito alla “sua” città, Sassari e come il carattere di tutti i sassaresi anche quello di Cossiga era legato alla ‘preterizione’. Era infatti ironico in ogni momento, ha ricordato mons. Meloni, e ha fatto dell’ironia uno strumento per parlare alla gente.

Dopo il rito funebre, il feretro è stato trasportato al cimitero monumentale di Sassari, dove è stato tumulato nella tomba di famiglia, accanto ai genitori Giuseppe e Mariuccia e alla sorella Tetta e a poche decine di metri dalla tomba di Antonio Segni.Questa mattina l’estremo saluto a Roma, nella Chiesa di San Carlo al Corso di Roma. Ad officiare le esequie c’era un altro caro amico di Cossiga: il sacerdote di famiglia don Claudio Papa che durante l’omelia ha ricordato che il presidente emerito ha vissuto il vangelo e lo ha testimoniato ”in tempi e circostanze difficili”. ”Cossiga ha sempre sentito dentro di sé la responsabilità della società civile”, ha sottolineato don Papa confidando poi un ricordo intimo del senatore a vita. “Una preghiera per me, si ricordi di pregare per me”, raccomandava Cossiga ai sacerdoti e agli amici quando li salutava. Presenti al rito nei primi banchi c’erano i figli Giuseppe e Anna Maria, i familiari, i collaboratori del presidente e gli amici più intimi. Nessun picchetto d’onore, nessuna corona di fiori e nessuna autorità, solo due vasi di rose rosse vicino la bara. Alle sacre esequie erano presenti pochissime persone con le lacrime agli occhi per la commozione. Tra i presenti anche Paolo Naccarato, fedele collaboratore di Cossiga, che per porgere l’ultimo saluto all’amico ha indossato un simbolo che ha caratterizzato una parte della loro avventura politica: la cravatta blu coi quattro gatti gialli ricamati. Un regalo stravagante e originale che, in occasione di una cerimonia pubblica, il senatore a vita donò ai parlamentari dell’Udr perché diceva: “siamo il partito dei quattro gatti”. Cossiga indossava però la cravatta con il gatto più grande. Naccarato ricorda l’ironia della quale il presidente emerito era maestro.In conclusione don Papa ha detto: “La sua vita è stata tutt’altro che immune dal dolore. Ma si è trattato, lo dobbiamo credere, di un sotterrare il chicco di grano perché esso dia i suoi frutti”. Il prelato ha citato un brano tratto dall’epistolario del prelato Antonio Rosmini, che inizia così: “Oh Dio, accogli con benevolenza il nostro fratello Francesco”.Intanto, si moltiplicano i ricordi di chi l’ha conosciuto. “Un grande statista”, scrive su Twitter il presidente del Partito popolare europeo Wilfried Martens, storico primo ministro del Belgio dal 1979 al 1992, esprimendo il suo cordoglio per la scomparsa di Cossiga.

Fonte: Adnkronos