Il Consiglio comunale ha deliberato, con il voto favorevole di maggioranza e Idv, contrario dell’opposizione, di rinnovare la convenzione tra Amministrazione comunale e Associazione culturale “Centro documentazione donna” di Modena per la ricerca e la documentazione sui temi della differenza di genere e delle pari opportunità tra uomo e donna.

La delibera, illustrata in Aula ieri, lunedì 19 luglio, dall’assessore alla Cultura Roberto Alperoli, comporta l’erogazione di un contributo annuo di 28.335 euro per i prossimi quattro anni e scade il 31.12.2013.

“Oltre a garantire la consultazione al pubblico di emeroteca e biblioteca con 8mila volumi, 120 periodici nazionali e stranieri e molto materiale sulla storia dei movimenti femministi – ha spiegato l’assessore alla Cultura – il Centro documentazione donna organizza convegni, dibattiti e mostre sull’esperienza delle donne, pubblica monografie di storia locale, promuove attività interculturali volte a contrastare e prevenire la violenza di genere, inoltre contribuisce all’immissione delle donne nella vita pubblica. Penso che, a questo punto – ha aggiunto Alperoli – e raccogliendo anche le sollecitazioni espresse in Commissione dai consiglieri Pellacani, Barcaiuolo e Bellei, il Centro si debba aprire alla storia di tutte le donne per essere la casa in cui ogni donna ha pari dignità, di qualsiasi estrazione culturale e orientamento politico sia. La crisi della politica attraversa ormai tutti i partiti, credo che la resurrezione della politica passi attraverso una maggiore presenza delle donne nei partiti e nella vita pubblica, una nuova e più credibile politica ha bisogno della presenza massiccia delle donne per le loro migliori capacità all’ascolto, al confronto e di attenzione verso gli altri. Ritengo che il Centro, anche in intesa con il Consiglio comunale, abbia e possa avere anche in futuro un ruolo importante nella promozione delle pari opportunità”, ha concluso l’assessore.

Il dibattito in aula

La votazione della convenzione tra il Comune e il Centro documentazione donna è stata anticipata da un lungo dibattito. Per il Pdl, Andrea Leoni ha criticato la delibera ritenendo l’erogazione al Centro tra le spese da tagliare. “Il Centro documentazione donna può finanziare quello che vuole – ha detto, ma lo deve fare con soldi privati non pubblici. Inoltre, la metà del bilancio di questo ente va per pagare gli stipendi del personale”. Per Olga Vecchi “esiste una criticità della donna, ma non la si combatte con un’associazione che fa documentazione di chiaro riferimento politico”. Inoltre, “sono contraria a parlare di politiche di genere, perché chi fa politica lo deve fare a vantaggio di tutti. La sinistra ha quasi ghettizzato la donna, tutt’altra cosa è aiutarla nel suo cammino di emancipazione come sta facendo l’attuale Governo con la legge contro lo stalking”, ha concluso. Michele Barcaiuolo riconosce il valore del Centro documentazione donna nella parte archivistica, degna di essere aiutata dall’Amministrazione, ma “cosa diversa è stipulare una convenzione che non ha precedenti con un’associazione di 150 iscritti e ingenti spese per il personale. Il finanziamento dovrebbe essere legato ai progetti, per evitare contributi a fondo perduto, valutando parametri che tengano conto anche del successo di pubblico delle iniziative”, ha concluso. Per la Lega nord, Andrea Galli ha definito il Centro “un’associazione amica dell’Amministrazione comunale” e il contributo “un vitalizio dato a prescindere dalle iniziative per contribuire ad alimentare il bacino elettorale della sinistra”. Sandro Bellei, oltre ad essersi detto d’accordo con l’intervento di Olga Vecchi, ha aggiunto: “Il Comune dovrebbe almeno essere rappresentato nell’associazione, nel cui consiglio di amministrazione, visto che si tratta di soldi di tutti i modenesi, dovrebbero comparire anche altre ideologie; su un tema tanto importante dovremmo unirci”. In sede di dichiarazione di voto, anche Mauro Manfredini ha criticato “l’impianto del Centro dove mancano donne di destra”. Sergio Celloni (Mpa) si è espresso contro la convenzione “perché l’erogazione di risorse non è di per sé garanzia di buoni risultati e l’associazione è una realtà vecchia, politica e lontano dai veri problemi”.

Eugenia Rossi (Idv) ha invece ricordato che nei Paesi dove i movimenti femminili sono stati più forti negli anni Trenta, non ci sono più, perché non ce ne è bisogno. “Da noi servono ancora, quindi cerchiamo di sostenere anche un’associazione culturale come il Centro documentazione donna – ha concluso invitando, d’altra parte, “a rimettere sul tavolo tutti i finanziamenti alle associazioni”.

Per il Pd, Claudia Codeluppi ha citato le indicazioni dell’Unione europea per promuovere la partecipazione, in genere molto scarsa, delle donne alla vita pubblica. “La storia di Modena – ha affermato – è ricca di forti personalità femminili che hanno partecipato alla vita pubblica, anche perché il Comune le ha supportate con servizi come il tempo pieno scolastico e gli asili nido. Non è un caso che a Modena sia nato uno dei principali Centri documentazione donna d’Italia”. Per Giulia Morini “il Centro non è un semplice archivio, ma una realtà vivace e autorevole che ha saputo portare costantemente all’attenzione delle istituzioni il bisogno di parlare delle donne” e ha concluso: “Tutto il sistema sociale italiano si impegna perché le donne continuino ad essere minoranza, ecco perché dobbiamo ringraziare il Centro e l’amministrazione che, pur riducendo del 10 per cento le risorse erogate, non rinuncia a qualcosa che ci rende migliori”. Ingrid Caporioni ha richiamato alla coerenza, ricordando che il Consiglio ha già approvato, ad unanimità, un documento che impegna la Giunta a promuovere azioni contro la violenza alle donne. Anche Paolo Trande, ha sottolineato l’importanza del ruolo del Centro documentazione donna e della necessità “di trovare in questa associazione una vocazione più ampia”. Per Federico Ricci (Sinistra per Modena) il problema è semmai che la convenzione è stata rinnovata in ritardo e il Comune ha diminuito le risorse. “Il Centro – ha detto – lavora per valorizzare le differenze di genere e l’emancipazione femminile al fine di progettare una società che sappia vivere la diversità come una ricchezza; finanziarlo vuole dire fare un investimento sul futuro”. Anche l’assessore alle Pari opportunità Marcella Nordi ha parlato di “soldi ben investiti, perché il Centro affronta ragionamenti politici non in senso partitico”. Ha quindi portato la testimonianza di quanto fatto assieme al suo assessorato: “tra i vari progetti, uno rivolto alle scuole superiori in cui si è affrontato il tema delle differenze di genere e di come approcciarsi all’altro”, mentre “il dvd consegnato ai consiglieri e definito ‘vecchio’ da Galli, ma in realtà aggiornato a più riprese, è il progetto Daphne, considerato uno dei migliori in Europa”, ha concluso. “Il ritenere possibile una cultura di genere nella lettura della realtà e dei problemi ha rappresentato una differenza culturale e politica tra destra e sinistra, mi auguro che la si stia superando”, ha affermato l’assessore all’Ambiente Simona Arletti, assessore aggiungendo: “Sono cresciuta politicamente anche grazie alle iniziative di quel Centro nato per colmare un vuoto dei partiti, e ritengo che esso sia pronto per un salto di qualità”.