La cultura come elemento di coesione e rinnovamento, l’esigenza di trovare nuove formule per incontrare i giovani e richiamare a Modena studenti di talento, la centralità delle esigenze delle famiglie nell’indirizzare gli interventi di welfare. Sono alcuni degli elementi emersi ieri pomeriggio in Municipio dall’incontro tra i rappresentanti delle fondazioni cittadine e il sindaco di Modena Giorgio Pighi nell’ambito del progetto degli stati generali “Effetto Modena”.
Dopo la presentazione del sindaco, il dibattito ha visto intervenire Carlo Altini della Fondazione Collegio San Carlo: “In città – ha affermato – c’è un tessuto culturale molto ricco, rispetto al quale credo sarebbe opportuno un maggiore coordinamento. Non intendo una cabina di regia, ma una maggiore intersezione tra i diversi autori”. Dario Mengozzi, Fondazione Ermanno Gorrieri per gli studi sociali, ha detto che gli interventi devono rispondere ai bisogni delle famiglie, indipendentemente dalla loro forma giuridica, mentre per quanto riguarda l’immigrazione “è opportuno tenere conto delle diversità per valorizzarle come ricchezze”.
Per Giuseppe Gavioli, Fondazione Del Monte, le fondazioni dovrebbero concorrere al percorso degli stati generali con analisi e con idee. “La politica oggi fatica a dare risposte, in città come altrove, e il proliferare di comitati e rivendicazioni dimostra questa crisi della rappresentanza”, ha detto. “Sui temi del welfare e del lavoro, a Modena ci sono soggetti di rilevanza nazionale, come le fondazioni Gorrieri e Biagi”. Gavioli ha auspicato il superamento di polemiche “sterili come quella sulla dimensione urbana” e sottolineato l’importanza “di rendere l’università più attrattiva per i giovani talenti europei”. Così Marina Biagi, Fondazione Marco Biagi: “Sarebbe importante che il Comune facesse da tramite tra le diverse realtà – ha affermato – ad esempio sulla formazione dei giovani modenesi, non soltanto quelli di origine straniera”. Patrizia Cuoco di Emilia Romagna Teatro Fondazione ha rimarcato la necessità di “investire per sostenere le istanze presenti sul territorio e per portare a Modena realtà di eccellenza. Se immaginiamo la città del futuro – ha aggiunto – è certo necessario andare al di là di un eccesso di specializzazione cui si tende oggi in ambito culturale”.
Secondo Andrea Landi della Fondazione cassa di risparmio di Modena, “non si dovrebbe allargare troppo l’ambito di intervento del progetto stati generali, perché non tutti i temi possono di fatto essere affrontati a livello locale e comunale. Nella sua storia – ha detto – Modena è stata un laboratorio che ha costruito un modello di stato sociale e di sviluppo economico. È un’esperienza da riconsiderare per comprendere se siamo ancora in grado di esprimere novità, proposte, e tornare ad essere un punto di riferimento anche per altre realtà”. Paola Reggiani Gelmini della Fondazione Marco Biagi ha affermato: “Il lato positivo di questo percorso è il tentativo di coinvolgere la città, molto più di quanto non si sia fatto negli ultimi anni. Più che continuare a studiare credo sia necessario mettere insieme tanti studi che già esistono e poi, con un rapporto molto partecipato, si prendano decisioni per il futuro di Modena. Bisogna far comprendere ai cittadini che l’ente locale non può più pagare tutto, e fare in modo che più persone contribuiscano al percorso”.
Il sindaco ha ripercorso alcuni dei temi emersi durante la discussione: “Dobbiamo costruire un sistema – ha concluso – nel quale non si vadano a chiedere altri sacrifici alla collettività modenese, ma si stabiliscano le priorità sulla base delle quali orientare gli investimenti”.
Lo sport come elemento chiave per la coesione sociale del territorio, in particolare per le giovani generazioni, e la necessità di una programmazione condivisa sugli impianti sportivi della città, sono stati i temi principali dell’incontro tra Giorgio Pighi e i rappresentanti delle associazioni sportive cittadine. “Non condivido le critiche di chi dice che stiamo guardando troppo al futuro – ha detto il sindaco dopo avere presentato il progetto – è vero che servono soluzioni per l’oggi, ma non possiamo nascondere le responsabilità che abbiamo verso le nuove generazioni”.
Andrea Covi della Uisp ha aperto il dibattito affermando: “Dobbiamo affrontare il tema dell’impiantistica sportiva, al di là delle polemiche, con una sorta di piano regolatore che tenga conto anche del bacino allargato di persone che gravitano su Modena. Si potrebbe ottenere una sinergia nella gestione e nei costi con altre realtà comunali. Lo sport – ha aggiunto – è un elemento anche di integrazione e sicurezza, non in senso repressivo ma preventivo”. Per Stefano Gobbi del Csi “lo sport come noi lo intendiamo è uno strumento di promozione sociale, non soltanto legato alla disciplina e al risultato. Il tema è quello dei luoghi di aggregazione in cui il nostro mondo associativo si muove, che si estendono anche a parchi e strade e non soltanto a polisportive e impianti”. Urano Borelli dell’Unione sportiva Acli ha replicato: “Non vorrei che questo percorso somigliasse a quello delle Fonderie, che dopo il grandissimo e coinvolgente dibattito sono ancora ferme. A Modena, la concessione dei terreni alle polisportive in diritto di superficie ha generato un’enorme quantità di impianti che sono un grande patrimonio cittadino e che possibilmente dovrebbero ampliarsi ancora”. Secondo Cesare Ziosi (Aics) “sarebbe importante investire sulla formazione dei dirigenti sportivi, perché con i nuovi requisiti di legge è sempre più difficile basare le attività sul volontariato”. Ziosi ha anche ricordato che “i campetti da calcio liberi sono luoghi straordinari di aggregazione spontanea”.
Danilo Bassoli della polisportiva Cognentese ha detto: “Questa è una grande occasione per cambiare le modalità di dialogo in questa città, perché oggi tende a intervenire soltanto chi non è d’accordo su qualcosa che accade accanto a casa sua. Per quanto riguarda la nostra polisportiva, le difficoltà riguardano l’aggregazione dei giovani nel momento del divertimento e il contatto con le famiglie di origine straniera”. Per Gianna Codeluppi del circolo Alchemia “ci sono ancora troppi giovani, soprattutto stranieri, abbandonati nei parchi a giocare tra loro. Il nostro centro ha un 80% di frequentatori stranieri di una fascia particolarmente debole, e le nostre attività sono gratuite”, ha aggiunto. “I ragazzi hanno un grande bisogno, perché nei parchi possono essere a rischio di incontrare spacciatori. I responsabili e gli allenatori, d’altro canto, devono avere anche una formazione da educatori”.
L’assessore allo Sport Antonino Marino ha evidenziato il bisogno di “ottimismo nonostante la crisi. Questo percorso – ha detto – è una grande opportunità di rilanciare un senso di appartenenza alla città. Il mondo dello sport è fondamentale perché risponde a un bisogno di salute, di aggregazione, di inclusione sociale, se praticato in modo corretto e non alterato dall’uso di sostanze. Nella nostra città – ha aggiunto – sport professionistico e sport di base sono profondamente legati e una delle risposte che dobbiamo dare al tema della scarsità di risorse è fare sistema, fare massa critica per ridurre i costi e condividere i vantaggi tra diverse realtà”.
Secondo William Nadalini della polisportiva San Faustino “per seguire certi sport ci vogliono dirigenti preparati e impianti. Oggi, tutte le polisportive hanno grossi problemi per la gestione e il mantenimento delle strutture”. Claudia Bernardi, polisportiva Modena Est, ha affermato: “Gli impianti hanno bisogno di essere vissuti, dobbiamo metterli a disposizione anche di diverse realtà, ma non tutto può essere gratuito perché i costi di manutenzione degli spazi sono elevati. Dobbiamo, inoltre, fare capire anche ai nostri soci che il nostro patrimonio deve essere più aperto verso la città”.
Il sindaco ha ripreso il tema degli impianti sportivi ricordando i progetti recentemente realizzati, come lo stadio del rugby, e quelli in fase di avvio.