La scorsa settimana Federconsumatori ha verificato la relazione AV Bologna-Firenze, alla luce delle pessime prestazioni dei Frecciarossa/argento dei mesi precedenti. Un avvio disastroso dei collegamenti veloci, che l’AD del Gruppo FS si era affrettato a giustificare parlando a più riprese di un “periodo di rodaggio”, di “interferenze elettriche” e di “ricalibratura dell’offerta”.
Sono stati monitorati dal lunedi al sabato 24 treni AV nelle fasce orarie più frequentate: mattino 7/9 e pomeriggio 16/19. Un totale significativo di 144 treni, che rappresentano un quinto dell’intera offerta della tratta. A quattro mesi di distanza, le performances delle Frecce restano largamente al disotto degli standard annunciati.
Il parziale miglioramento sui ritardi registrati dalla stessa Federconsumatori in febbraio, non può far passare sotto silenzio il fatto che gli utenti hanno dovuto subire un pesante aumento delle tariffe, motivato proprio per la velocizzazione del percorso. Dallo scorso 13 dicembre per la seconda classe è applicato un aumento del 33%: da 18,10 a 24 euro!
Dall’esame dei dati raccolti, queste le principali evidenze:
– Ritardo medio dei 144 Frecciarossa/argento di quasi 5 minuti (4′,87)
– Tempi di percorrenza medi, calcolati sui ritardi, diventa di 42 minuti!
– Nessun rimborso agli utenti con le nuove norme introdotte da Trenitalia (ritardo minimo 1 ora)
– Meno del 30% dei Frecciarossa in orario (28,5%)
– Tre Frecciarossa su quattro con ritardo entro 5 minuti (73%)
Di fatto, da quattro mesi Trenitalia sta vendendo un prodotto/servizio di valore inferiore a quello promesso ad un prezzo che invece è rimasto immutato. Il ritardo complessivo di 701 minuti non produrrà alcun risarcimento per gli utenti, vittime di disservizi e delle nuove regole “europee” applicate unilateralmente da Trenitalia, che prevedono rimborsi solo per ritardi superiori a 60 minuti. Ancora da definire i rimborsi negati da FS e poi promessi dal Ministro dei Trasporti per i gravi disservizi del 23 dicembre scorso.
Un risultato ancora insoddisfacente rispetto alle ingenti risorse pubbliche investite nelle infrastrutture e nei nuovi treni per l’Alta Velocità. Ugualmente negativo il permanere di tariffe fuori mercato, appannaggio di una società che opera tuttora in regime di monopolio. Aumenti che invece andrebbero sottoposti alla verifica di un’autorità autonoma o di settore, come la mai istituita “Autority dei Trasporti”.