‘Morire d’amore’, cantava chi di sentimenti s’intendeva e ora la conferma arriva dalla scienza medica. L’amore (forse) fa male, secondo studi britannici citati in un articolo del “Guardian”.

Insomma, sarà vero che i palpiti del cuore sono un fattore di rischio-infarto come le sigarette? Gli scienziati, ricorda “The Guardian”, da tempo sanno che l’innamoramento produce specifici effetti fisiologici: sale il livello d’adrenalina, la frequenza del battito ecc. Qualcosa di simile ai sintomi dello stress. Per non parlare delle storie finite, dell’abbandono da parte del partner: il sistema immunitario scricchiola e si è soggetti ad affezioni varie.

“Ebbene sì, si può morire dell’amore finito”. Ne è convinto il cardiologo Martin Cowie, dell’Istituto nazionale per il cuore e il polmone di Londra. La sua opinione è sostenuta da un nuovo studio di prossima pubblicazione che ha preso in esame un campione di 2000 persone.

Ma evidenze sull’argomento ci sono dal lontano 1969, anno in cui risultò da uno studio pubblicato dal “British Medical Journal” che per chi perde la persona amata (dopo i 55 anni) il rischio di morte aumenta del 40%. Soprattutto per infarto.

Uno studio del 1996, condotto su un enorme campione di un milione e mezzo di persone, tra i 35 e gli 84, che avevano perduto il consorte ha confermato: sei mesi dopo l’evento il rischio di morire per attacco di cuore aumenta dal 20 al 35%, mentre si elevano i rischi di morte per incidenti, episodi di violenza o alcol.

Spiegazione del professor Bran Hurwitz del King’s College di Londra: “Succede che uno stress acuto può favorire un attacco cardiaco”. Cowie fa eco: perdendo l’appoggio della persona amata “si può diventare più stressati, si può bere di più”.
Secondo altri esperti, il cuore infranto (per amore) provoca conseguenze negative su tutti gli organi che si manifestano con sintomi che vanno dai dolori muscolari ai disturbi gastrointestinali, passando per l’artrosi cervicale; è anche più facile prendere il raffreddore o l’influenza.

Lo psicologo Philip Evans, dell’università di Westminster, ha scoperto in una ricerca recente che il tasso di immunoglobulina A – il principale anticorpo del nostro organismo – è più basso in coloro la cui vita emotiva è andata in frantumi.

E negli Usa hanno anche calcolato la qualità della vita amorosa a partire da certi parametri fisiologici, come il bilanciamento degli ormoni e i livelli immunitari. C’è stato anche un tentativo di prevedere il destino di una coppia a partire da questi dati, la durata della relazione.