Crollo del fatturato totale (-19,92%); caduta della componente estera (-30,5%) e di quella conto terzi (-20,5%) per le piccole e piccolissime imprese artigiane dell’Emilia Romagna, stando alla rilevazione effettuata dall’Osservatorio ‘TrendER’ presentata questa mattina da Cna- Bcc, relativa la prima meta’ del 2009. L’indagine, condotta sui bilanci di 5.040 micro e piccole imprese (da 1 a 19 addetti) associate in regione, da’ conto dunque di un calo tendenziale sia rispetto al semestre precedente sia allo stesso periodo del 2008.
E’ il settore manifatturiero a registrare il ridimensionamento piu’ deciso (-22,5%) sia rispetto al totale (-19,92%) sia rispetto a ‘Servizi (-13,4%) e ‘Costruzioni’ (-20,6%). Il fatturato estero si attesta invece a -36%. “Si tratta di dati – commenta il segretario regionale Gabriele Morelli – che inducono a riflettere. La caduta di fatturato e investimenti pregiudica le possibilita’ di ripresa, e da’ il senso delle gravissime condizioni in cui versano le micro e piccole imprese, il cui obbiettivo oggi e’ sopravvivere per riuscire ad esserci ancora quando sara’ superata la crisi”.
“E le nostre preoccupazioni aumentano -aggiunge- se a questi due indicatori aggiungiamo il fatto che prosegue e si rafforza la dinamica di alleggerimento dei costi per le voci retribuzioni (da -9% nel II semestre 2008 al – 13% nel I semestre 2009) e la perdita di quota dei consumi, che tendenzialmente ancora in crescita nel secondo semestre 2008 (+ 2,47%), nella prima meta’ del 2009 accusano una flessione importante su base annua (-22,1%), attestandosi sui valori piu’ bassi sinora osservati dal 2005”.
Degli 8 settori osservati, solo gli alimentari tengono, con un calo tendenziale del fatturato totale dello 0,1%. Va male, invece, per tutti gli altri 7: costruzioni (-20,6%), servizi alla persona e alle famiglie (-8,5%), legno e mobile (-19,8%), riparazioni (-12,28%), trasporti (-15%), tessile-abbigliamento (-17,55%) e metalmeccanico (- 26,84%). Dopo un primo trimestre contrassegnato da risultati disastrosi per tutti i settori e per l’intero territorio regionale, tra aprile e giugno, le dinamiche all’insegna della flessione sono proseguite, evidenziando pero’ segnali di rallentamento della velocita’ di caduta o, al massimo, di stabilizzazione della stessa.
Tra le province con risultato recessivo piu’ contenuto sono Ravenna e Rimini. Nei primi sei mesi, la performance del fatturato di Ravenna (-11,28%) e’ stata la meno sfavorevole della regione. Segue Rimini che registra una variazione tendenziale dell’intero semestre: -14,45%. Modena, Parma, Forli’-Cesena e Bologna, archiviano una variazione tendenziale del fatturato che piu’ o meno sta nell’ordine della media regionale: Modena – 18,13%; Parma – 19,01%; Forli’-Cesena -19,45% e Bologna che occupa l’ultima delle posizioni intermedie, registrando la flessione semestrale moderatamente piu’ intensa: -19,57%. Ferrara, Piacenza e Reggio Emilia chiudono, infine, con variazioni semestrali tendenziali del fatturato, sotto la media regionale. Ferrara registra una delle flessioni semestrali su base annua piu’ consistenti: -22,82%; la velocita’ di caduta si e’ poi stabilizzata nel secondo trimestre. Il risultato tendenziale del fatturato piu’ negativo nella prima meta’ dell’anno e’ stato archiviato da Piacenza: -28,90% a fronte dello scorso +3,23%. Anche a Piacenza tuttavia, da aprile a giugno, la velocita’ recessiva risulta essersi sostanzialmente fermata. Frenata che non si registra, invece, per Reggio Emilia che chiude il primo semestre 2009 con una flessione tendenziale del fatturato del – 24,10%, ma soprattutto registra da aprile a maggio, risultati che vanno in direzione del peggioramento. Reggio Emilia ha inoltre alle spalle un consuntivo annuale 2008 tra i piu’ negativi della regione.
Anche le previsioni per i prossimi sei mesi non sono rosee: il 40,5% degli intervistati prevede un ulteriore calo tra il 2 e il 4%, ed il 50% ritiene che la situazione si manterra’ stazionaria; solo il 7% degli intervistati si aspetta un lieve incremento. Le opinioni espresse dagli imprenditori indicano una situazione di sofferenza tale per cui risulta davvero difficile prospettare di uscirne nel breve-medio periodo. Alla domanda: ‘secondo lei quando comincera’ la ripresa?’ La risposta degli imprenditori resta: ‘Impossibile dirlo’. Per il 36% degli intervistati ‘non vi e’ alcun segnale’; per il 44% sono ‘troppo pochi gli elementi per dire che la fase recessiva si sia esaurita’. Un 14% ritiene che ‘qualcosa si stia muovendo’. Per l’80% degli intervistati ‘ci saranno ancora molti mesi difficili e le nostre imprese continueranno ancora a soffrire’.
Le prospettive di ripresa vengono dunque rinviate: nel migliore dei casi, alla seconda meta’ del 2010 (39%), se non addirittura al 2011 (28%). Per i piu’ pessimisti non si intravede ancora alcuna prospettiva di ripresa (13%); solo per un 10% qualche piccolo segnale di inversione di tendenza invece c’e’. Un 11%, infine, ritiene che all’inizio del prossimo anno, possano esservi significativi segnali di miglioramento dell’attuale situazione. Sono prevalentemente le aziende che operano sui mercati internazionali a prospettare un ritorno alla crescita. Tra i meno fiduciosi sui tempi della ripresa, gli imprenditori ferraresi: non ci crede il 75% ed i reggiani, 69,2%.
Secondo gli imprenditori, i fattori critici che rischiano di ritardare o impedire la ripresa sono per il 66% la stretta creditizia; per il 50% la crescita della disoccupazione; per il 38% la stretta dei consumi e per il 28%, il debito pubblico. L’82% degli intervistati condivide i pesanti rilievi mossi dal ministro Tremonti agli istituti di credito. Tra gli imprenditori, c’e’ la percezione diffusa di un atteggiamento di riluttanza degli istituti bancari a sostenere le imprese: sono 9 imprenditori su 10 ad avvertire un ulteriore irrigidimento da parte degli istituti di credito, soprattutto nel garantire la liquidita’ alle aziende. Alla domanda: ‘se la sua impresa oggi dovesse ricorrere al credito per la propria liquidita’, come pensa che verrebbe accolta la sua richiesta rispetto a sei mesi fa?’, l’83% degli intervistati indica un peggioramento, piu’ rigidita’ e tempi lunghi.
La situazione risulta soltanto leggermente migliore per quel che riguarda la richiesta di credito per gli investimenti: sono 8 su 10 gli imprenditori che evidenziano atteggiamenti restrittivi. Gli intervistati chiedono una revisione dei criteri adottati dalle banche per la concessione di credito. In particolare, gli imprenditori evidenziano gli effetti negativi dell’applicazione automatica delle norme di Basilea 2. “E’ opportuna una moratoria” dicono alcuni; altri ne chiedono la sospensione per 2-3 anni, cosi’ come la revisione del criterio di determinazione del rating e la sua applicazione automatica quando le aziende devono fare i conti con una crisi che ha origini finanziarie. “Il punto – dicono gli imprenditori – e’ come costringere gli istituti di credito a rispettare regole ed accordi”.