Astronomi australiani hanno identificato una regione nella nostra galassia, la Via Lattea,
contenente circa il 10% delle sue stelle, dove la vita extraterrestre ha più probabilità di prosperare, se pure esiste. In un articolo appena pubblicato dalla rivista Science, ricercatori dell’università del Nuovo Galles del sud e dell’università di tecnologia Swinburne di Melbourne chiamano la regione ‘zona galattica abitabile’.
L’equipe ha stabilito che molte delle stelle visibili di
notte potrebbero ospitare forme di vita complesse perchè le loro condizioni sono adatte a consentirne l’evoluzione. ”Non sono troppo vicine ad altre stelle che stiano esplodendo o siano esplose di recente. E hanno la giusta proporzione di metalli”, ha spiegato il prof. Brad Gibson, dell’università di tecnologia
Swinburne, alla radio australiana Abc. ”Molte centinaia delle stelle che possiamo vedere ad occhio nudo, che per la maggior parte sono relativamente molto vicine, potrebbero avere pianeti simili alla Terra, a Marte e a Venere”.
La regione di cui gli studiosi hanno tracciato la mappa ha forma d’anello ed include circa un decimo delle stelle della Via Lattea. Le stelle entro la fascia hanno abbastanza elementi pesanti (in particolare carbonio, ossigeno e azoto) e sostanze
chimiche per formare pianeti simili alla Terra; sono a distanza di sicurezza da catastrofiche esplosioni tipo supernova, e sono esistite per almeno quattro miliardi di anni.
I ricercatori non dicono in via definitiva se vi sia vita fuori della Terra, ma hanno identificato la zona dove è piùprobabile che questa possa esistere. Essi ritengono che la zona sia apparsa circa otto miliardi di anni fa. ”Vi sono alcuni miliardi di stelle lassù che si trovano in quella che chiamiamo ‘zona galattica abitabile’, dove esistono le condizioni
appropriate per sostenere forme complesse di vita”, ha detto Gibson.
”Ciò che abbiamo individuato sono i luoghi in cui cercare forme di vita nella galassia, perchè le condizioni sono simili a ciò di cui riteniamo che la vita necessiti sulla Terra. Il
prossimo passo, nei vent’anni a venire, sarà di tentare di accertare se la vita effettivamente vi esiste o no”, ha aggiunto lo studioso.