“La prevenzione del suicidio” è il tema dell’importante corso di aggiornamento rivolto al personale sanitario e agli assistenti sociali in programma il 23 settembre nella Sala Grande di Villa Boschetti, a san Cesario sul Panaro. Organizzato dal Distretto di Castelfranco Emilia dell’Ausl di Modena, in stretta collaborazione con i medici di medicina generale e con MGform – Scuola della Medicina Generale, il seminario affronterà gli aspetti più rilevanti del fenomeno, lungo una giornata di lavori che saranno aperti dal direttore sanitario dell’Azienda Usl Kyriakoula Petropulacos, per poi proseguire nella disamina di argomenti quali “Gli stati mentali che predispongono al suicidio”, “Suicidio e patologie psichiatriche”, “Prevenzione del suicidio”, “I sopravvissuti, coloro che perdono un caro per il suicidio”. Uno degli obiettivi principali del corso è dotare medici di famiglia, psichiatri, psicologi, infermieri, assistenti sociali e personale sanitario delle carceri delle informazioni necessarie per individuare tempestivamente nelle persone gli elementi che potrebbero predisporre al suicidio. Tutto questo evitando lo “stigma”, cioè che la formulazione di giudizi negativi a priori impediscano le possibilità di relazione e di aiuto tra sanitari e pazienti.
“In Italia si verificano circa 4mila suicidi all’anno – spiega il prof. Maurizio Pompili, ricercatore universitario di psichiatria all’Università La Sapienza di Roma e rappresentante italiano dell’International Association for Suicide Prevention, docente al seminario – le zone a più alto rischio del nostro Paese sono le regioni del nord-est, in Trentino, Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, e in Sardegna. In queste regioni il tasso dei suicidi fra gli uomini è di 23 su 100mila abitanti, contro la media nazionale di 13 su 100mila”. Quanto agli argomenti che il prof. Pompili affronterà durante il corso del 23 settembre, l’esperto si soffermerà, fra i vari aspetti, sugli elementi utili per individuare i soggetti a rischio suicidio, elementi che un medico di famiglia, dev’essere messo in condizione di riconoscere tempestivamente, tenuto anche conto del fatto che spesso – nel 40% dei casi – il medico stesso viene contattato nel periodo immediatamente precedente il tentativo suicidiario. Altri temi in programma sono gli interventi farmacologici e psicoterapeutici, e le politiche di prevenzione.