La storia di un altro uomo che ha cambiato il mondo viene raccontata dal giornalista e performer Giorgio Comaschi nello spettacolo “Quello della radio”, venerdì 18 settembre alle 21.00 al Teatro Carani di Sassuolo, in occasione del centenario del premio Nobel per la fisica a Guglielmo Marconi. Un’antenna, un coherer e un campanello elettrico. Tutto iniziò così. Sua l’idea di collegare un sistema radiotelegrafico con una macchina Morse scrivente. Sua anche l’idea delle trasmissioni a fascio di onde corte e la creazione di ricetrasmittenti per le navi, gli aerei e per le operazioni di terra in tempo di guerra. Ma non c’era solo quel Marconi, quello che ha cambiato la nostra vita. “C’era anche un Marconi diverso, sconosciuto, con i difetti degli umani”. Giorgio Comaschi lo racconta al pubblico, come in un reportage giornalistico, con immagini e filmati recuperati al meraviglioso Archivio della Fondazione Marconi.
Tra i grandi miti collettivi della storia passata c’è anche quello dell’ex U.R.S.S. narrato nello spettacolo teatrale “Rabinovic & Popov” di Moni Ovadia, in programma sabato 19 settembre alle 20.30 al Teatro Carani di Sassuolo. Rabinovich e Popov sono i due nomi più tipici dell’ebreo russo e del russo ortodosso che al tempo dell’Unione Sovietica furono il compagno Popov e il compagno Rabinovich. Il loro rapporto fu sempre di natura passionale, segnato da sentimenti contrastanti: ammirazione, diffidenza, odio, solidarietà, amore, rabbia, ma soprattutto attrazione fatale. Con musiche, canzoni e racconti Moni Ovadia – attore, cantante, compositore – traccia schizzi rapsodici del tempo epico e tragico di un’Atlantide che si chiamò U.R.S.S, cantando di uomini e donne che in quell’Atlantide vissero, amarono, sperarono e soffrirono. Persone vive, pulsanti, la cui memoria è anche la nostra memoria.