Un caso, relativo a un lavoratore in
ambito sanitario, e’ stato segnalato a Bologna di recente, ma soprattutto c’e’ la percezione che si stia diffondendo sempre piu’ in Emilia Romagna – ma anche nel resto d’Italia – la richiesta del test HIV da parte dei datori di lavoro, in particolare nell’ambito del lavoro precario.
La denuncia, nella
giornata mondiale di lotta all’Aids, arriva dalla Cgil dell’Emilia Romagna, e in particolare dal responsabile dell’Ufficio di coordinamento Nuovi Diritti, Fausto Viviani.
“Ai nostri servizi arriva questo tipo di segnalazioni – spiega Viviani – Siamo ancora di fronte a situazioni marginali ma alziamo il tiro perche’ non diventi una pratica diffusa, perche’ si tratta di una pratica discriminatoria”.
Per la Cgil il test Hiv, che spesso
viene richiesto dai datori di lavoro, e’ per legge illegittimo e per di piu’ inutile dal punto di vista della sicurezza sanitaria e della prevenzione al contagio.”E’ illegittimo – spiega Viviani – perche’ viola il diritto alla privacy dei lavoratori, ed e’ inutile perche’ non ha nessuna valenza rispetto alla tutela della salute degli altri. C’e’ una legislazione da questo punto di vista molto chiara – spiega ancora Viviani – che e’ la legge 135 del 90. Poi c’ e’ stata una sentenza della Corte Costituzionale che ha detto che in nome della salute pubblica alcune categorie possono essere sottoposte al test, lasciando al legislatore il compito di definire quali fossero. Questa legge non e’ mai stata fatta, anche perche’ e’ impossibile definire queste categorie. Quindi i lavoratori si devono rifiutare”. Al tema la Cgil dell’Emilia Romagna ha dedicato oggi un convegno alla Camera del lavoro di Bologna. Tra i problemi sottolineati, la maggiore difficolta” a tutelare i diritti legati alla salute nell’ambito del lavoro precario, in particolare di quello cosiddetto a progetto, ma anche la difficolta’ a gestire – da parte dei lavoratori – gli effetti causati dai nuovi farmaci retrovirali, che spesso richiedono ad esempio anche un’alimentazione adeguata. Dal punto di vista della prevenzione, viene segnalata una maggiore difficolta’ a portare avanti campagne informative nei confronti di prostitute immigrate, anche in relazione alle norme della Bossi- Fini, mentre i casi di contagio colpiscono sempre piu’ le donne. Queste ultime risultano contagiate dai partner, di eta’ tra i 40 e i 60 anni, che non hanno rapporti protetti. Al convegno hanno partecipato, tra gli altri, Sergio Lo Giudice, di Arcigay nazionale, e Nera Gavina di Arcilesbica. “Il fenomeno riguarda in particolare le fasce piu’ deboli dei lavoratori , sieropositivi e tossicodipendenti – ha spiegato Gavina – anche a causa anche dell’aumento del lavoro precario”.
I lavoratori omosessuali possono avere qualche problema piu’ degli altri? “Spesso gli omosessuali subiscono sul lavoro una situazione di mobbing – ha detto Lo Giudice – che puo’ diventare anche un discriminazione incrociata, se il lavoratore e’ anche sieropositivo. L’Emilia Romagna e’ un laboratorio per tanti versi positivo, ma non e’ un’isola felice, e l’attenzione deve essere alta come altrove”.