Il sen. Giuliano Barbolini interviene nel dibattito sulle ronde e la sicurezza in città con la nota che pubblichiamo qui di seguito. «La sicurezza partecipata – che è cosa molto più seria delle ronde – qui aModena abbiamo cominciato a praticarla almeno dal 1996 attraverso ilconfronto positivo con i comitati dei cittadini e l’avvio di progetti come “Vivere sicuri” e “Non da soli” che negli anni si sono rivelati una risorsa importante per le politiche della sicurezza in città».
«Ma non abbiamo mai considerato queste iniziative come alternative o contrapposte al potenziamento delle forze dell’ordine e a una maggiorepresenza della polizia municipale sul territorio. Purtroppo il grandeinganno del “rondismo”, così come viene propagandato dalla Lega e dai suoi alleati, sta proprio nel far credere che le forze dell’ordine possano essere surrogate da associazioni di privati cittadini con una forteimpronta ideologica.
Ha ragione Stefano Bonaccini quando dice che “solo uno Stato forte edefficiente garantisce un federalismo vero e non di facciata”. Le politiche della sicurezza hanno bisogno sia della partecipazione dei cittadini che del rafforzamento dei corpi dello Stato. Esattamente il contrario di quello che fa la destra: da una parte mortifica il ruolo e le funzioni delle forze dell’ordine tagliando risorse ed organici; dall’altra mette in campo le ronde che creano solo l’illusione di un maggior controllo del territorio.
Che il rafforzamento delle forze dell’ordine sia un elemento decisivo nel contrasto della criminalità e nel controllo del territorio è confermato dal calo dei reati nelle città italiane, come certificato dallo stessoministero dell’Interno. Un calo che non è iniziato l’anno scorso ma ben 16 anni prima. “Una straordinaria diminuzione – spiega il sociologo Marzio Barbagli – dovuta almeno in parte ai successi ottenuti dallo Stato e dalle forze dell’ordine nella lotta contro la mafia, la camorra e la ‘ndrangheta”.
E’ contro ogni logica, dunque, il taglio pesantissimo delle risorse destinate alle forze dell’ordine attuato da questo governo. A maggior ragione di fronte a uno sfondamento della spesa di ben 35 miliardi per il quale il governo non ha dato finora spiegazione. A meno che non si persegua il disegno di un progressivo indebolimento dello Stato – dal welfare alla sanità, dalla scuola alla sicurezza – che sia preludio aun’attuazione del federalismo come accentuazione degli egoismiterritoriali. Sarebbe l’esatto contrario di ciò che serve al Paese perfronteggiare la crisi e avviare il rilancio: valorizzare le diverse potenzialità e autonomie in una logica di coesione sociale e di condivisione di un progetto comune».