Meno soldi all’Istituto italiano per la storia della Liberazione. E’ quanto chiede la maggioranza di governo che in commissione Cultura della Camera ha approvato, con il voto contrario del Partito democratico, il piano di finanziamento delle Istituzioni culturali nazionali.
“E’ un esempio dei guasti che può provocare il pregiudizio ideologico di questa maggioranza – commenta il capogruppo Pd in commissione Manuela Ghizzoni – di fronte a tutto ciò che riguarda Resistenza e lotta di Liberazione. Ma è soprattutto la prova di quanto la destra si senta estranea a una stagione della storia nazionale che dovrebbe essere patrimonio comune di tutti gli italiani”.
Nel corso dell’ultima seduta della VII Commissione della Camera è stato discusso il decreto ministeriale che individua le istituzioni culturali che beneficeranno di contributi da parte dello Stato per il triennio 2009-2011. Il parere approvato dalla maggioranza, con il voto contrario del PD, punta di fatto a ridurre il finanziamento dell’Istituto italiano per la Storia del Movimento di Liberazione (INSMLI), a capo alla rete degli Istituti storici della Resistenza locali, per riorientarlo secondo criteri ideologici, a prescindere da qualsiasi valutazione di carattere scientifico.
“Utilizzando pretestuosamente un non meglio precisato appello al ‘maggiore pluralismo’ – spiega l’on. Ghizzoni – si vogliono rimettere in discussione i finanziamenti alla rete degli Istituti della Resistenza che, senza fini di lucro, svolgono da decenni una preziosa attività didattica e di formazione per gli insegnanti e gli studenti, conservano il patrimonio bibliografico e archivistico relativo alla storia contemporanea, svolgonoattività di ricerca e promuovono iniziative culturali riguardanti i temi della storia e della memoria del Novecento, con particolare riferimentoalle vicende dell’antifascismo e della lotta di Liberazione, ma non solo. Ricordo tra l’altro le importanti iniziative dell’Istituto di Modena sui Gulag e sulle Foibe”.
L’INSMLI e gli Istituti storici della Resistenza nacquero alla fine degli anni ’40 per la conservazione e lo studio del patrimonio documentario della Resistenza e dell’antifascismo, grazie alla volontà ‘plurale’ di tutte le culture politiche antifasciste del tempo (cattolici, socialisti, comunisti, laici, liberali).
“Certo – conclude con amarezza e sarcasmo la parlamentare – non possiamo chiedere alla rete degli istituti storici della Resistenza di fare apologia di fascismo per garantire ‘maggiore pluralismo’ culturale”.