Sono invece complessivamente 198 i chilometri di costa interdetta alla balneazione perchè inquinata. E’ quanto si legge nel rapporto “Acque di balneazione 2009” del Ministero della Salute, che fotografa una situazione sostanzialmente stabile rispetto allo scorso anno: dei 5.175 chilometri ci costa sottoposti a controllo, sui 7.375 chilometri di costa italiana, 4.969 chilometri sono balneabili, pari al 96% (un chilometro in meno rispetto al 2008). I restanti 2.200 chilometri non sono considerati balneabili in quanto non accessibili al monitoraggio o perchè porti o foci di fiumi. Il primato per le coste più balneabili spetta a Basilicata, Molise e Emilia Romagna, con il 100% delle spiagge risultate a norma. Seguono la Sardegna con il 99,9% e la Toscana con il 99,8%. Mentre solo l’80% della costa risulta balneabile in Campania, la regione in fondo alla classifica (con la provincia di Caserta “maglia nera” assoluta, con il 66% di coste inquinate), seguita dal Veneto con l’89,8%.
Il trend, si legge nel rapporto, è decisamente positivo: nel 1990 risultavano conformi ai valori guida (ossia 2.000/100ml per i coliformi totali) l’81,3% delle acque italiane, nel 2008 la percentuale e’ salita al 91,9%. L’inquinamento delle acque di balneazione è dovuto in larghissima parte ad inquinanti biologici: i coliformi (totali e fecali), gli streptococchi e le salmonelle motivano l’84% delle interdizioni alla balneazione, mentre la restante parte è dovuta ad inquinamento chimico e fisico.
E se la gran parte delle spiagge è in regola, spiega il rapporto, “non si esclude la possibilità che alcuni siti balbneabili si possano inquinare durante la stagione balneare”, o viceversa “che siti vietati alla balneazione lo scorso anno vengano riaperti a seguito di risanamento e analisi favorevoli”. Per una corretta informazione al cittadino sono disponibili sul sito del ministero i dati relativi al monitoraggio 2009 e le zone vietate alla balneazione.