Puntuali, sono arrivati i fischi. Come ogni anno, e’ stato contestato l’intervento del rappresentante del Governo alla cerimonia di commemorazione della strage di Bologna . Il fischio della locomotiva, alle 10.25, è il momento culmine della commozione, da venticinque anni. Ma alla stazione della strage il leit motiv, ormai, è dato dai fischi della piazza contro il governo. Quest’anno è toccata al ministro della Cultura Sandro Bondi la stessa sorte che negli ultimi dieci anni ha riguardato tutti i suoi colleghi, senza distinzione di colore politico. Unica eccezione il 2006. Ecco i precedenti: 2008: Nel mirino dell’Assemblea Antifascista Permanente c’è il ministro per l’attuazione del programma Gianfranco Rotondi, che parla dopo la rinuncia del ministro della Giustizia Alfano. Lui la prende con ironia: “Non mi disturbano i fischi. Anzi, li ringrazio perché sono gli unici che mi considerano ministro”.

2007: Contestato il ministro del Lavoro, Cesare Damiano. “Le contestazioni sono marginali. Quello che mi interessa è parlare con la gente, la gente vera”, minimizza l’esponente del centrosinistra.

2006: E’ l’anno che fa eccezione. L’appello ad evitare i fischi durante i discorsi ufficiali, avanzato dal presidente dell’Associazione dei famigliari delle vittime della strage alla stazione di Bologna, Paolo Bolognesi, è sostanzialmente rispettato dalla piazza, che risparmia anche il ministro per l’Attuazione del programma del governo Prodi, Giulio Santagata.

2005: Stavolta è toccato a Giulio Tremonti. Al contrario, tutti gli applausi sono andati alle parole inviate dall’allora capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi: “Lo sgomento e lo sdegno per tanta inaudita ferocia rimangono vivi”.

 2004: Viene fischiato il ministro dei Trasporti Pietro Lunardi che comunque conclude il suo intervento e non enfatizza i fischi: ”La gente come applaude, così può anche fischiare”.

2003: Fischi al ministro dell’ Interno Giuseppe Pisanu. Aveva detto: “Oggi non è possibile pensare ad atti unilaterali di pacificazione. Prima c’è il tempo della verità e della giustizia”.

2002: Ad essere fischiato in rappresentanza del governo è il ministro per le Politiche comunitarie Rocco Buttiglione. Lui dice: “Chi lo ha fatto è un ragazzino che non capisce”.

2001: E’ il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini il bersaglio numero uno dei 1.500 del Bologna social forum. Casini replica dal palco: “Questi schiamazzi non umiliano me, ma le vittime”.

2000: In piazza un gruppo di autonomi e rappresentanti dei centri sociali  espone cartelli in cui si parla di ‘strage di Stato’ e fischia gli interventi del presidente del Consiglio Giuliano Amato e del sindaco Giorgio Guazzaloca.