La Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio notificherà prossimamente il decreto che modifica le prescrizioni del vincolo di tutela indiretta, cosiddetto di “cono visivo”, cui aveva sottoposto nel marzo del 2005 l’area compresa tra il Casino di Sotto e il Mulino di Sotto. Il Comune di Novellara esprime la propria soddisfazione per il provvedimento della Soprintendenza, che, dopo quattro anni di serrato confronto, riconoscendo la fondatezza delle tesi dell’Amministrazione comunale, sblocca il progetto della Tangenziale nord.
Si accende il semaforo verde per la costruzione del tratto della nuova strada compreso tra lo svincolo tra via Colombo e quello con la Provinciale per Guastalla, dopo l’apertura al traffico del primo tratto tra la nuova rotatoria del Pilastrello e la strada Provinciale n° 5 per Reggiolo. E prossimamente si bandirà la gara pubblica per l’appalto dei lavori del tratto stradale, che aggirerà a nord il centro abitato di Novellara, compreso tra lo svincolo alla Provinciale n° 42 per Guastalla e villa Boschi dove la Tangenziale si congiungerà alla variante alla Provinciale n°3 , la superstrada Novellara – Bagnolo in Piano – Reggio Emilia.
Com’è noto, la richiesta di imporre il vincolo sul “cono visivo” venne avanzata nel 2003 da Legambiente Novellara, fondata per l’occasione da alcuni proprietari di terreni oggetto d’esproprio per la costruzione della Tangenziale, e il decreto ministeriale per la tutela dell’area tra il Mulino di Sotto e il casino di Sotto fu emesso il 24 marzo del 2005.
Il Comune di Novellara e i proprietari del Mulino si sono sempre opposti al vincolo di tutela
che, dal punto di vista del merito lasciava increduli gli storici locali, e dal punto di vista tecnico ordinava l’interramento di un tratto della Tangenziale per evitare di invadere indebitamente il tratto compreso tra i due monumenti architettonici.
La prescrizione ministeriale sarebbe costata assai cara alle casse pubbliche (si stima una decina di euro in più), perché la costruzione di una galleria sotterranea lunga oltre cento metri, che con l’aggiunta delle rampe di discesa e risalita sarebbe arrivata a 350/400 metri, era un’opera faraonica che, oltre a far lievitare a dismisura le spese non avrebbe certo giovato all’ambiente dato che, per fare posto ai manufatti di cemento, si sarebbero dovuti asportare milioni di metri cubi di terreno agricolo.
L’Amministrazione comunale – muovendosi di concerto con la Provincia di Reggio Emilia, che ringrazia per il supporto tecnico e amministrativo, e la Regione Emilia Romagna – ha predisposto una documentazione storiografica poderosa e dettagliata sull’evoluzione del paesaggio e dell’appoderamento agrario nell’area tutelata dimostrando l’inconsistenza delle argomentazioni addotte a supporto del vincolo decretato dalla Soprintendenza. I tecnici del Comune hanno illustrato formalmente la richiesta si annullamento o rettifica del vincolo di tutela, a Roma, davanti alla competente commissione del Ministero per i beni e le attività culturali e al Soprintendente, a Bologna. Grazie a questi sforzi, nel gennaio del 2007 il Ministero autorizzò l’avvio di un procedimento di rettifica.