“A volte ricordo Meredith ma sto pensando anche a come andare avanti con la mia vita”. E’ quanto ha detto Amanda Knox , che ha risposto così alle domande dell’avvocato Francesco Maresca, legale della famiglia Kercher, nel corso dell’udienza di questa mattina davanti alla Corte d’Assise di Perugia per il delitto della studentessa inglese Meredith Kercher, avvenuta la notte tra il 1 e il 2 novembre 2007, nel casolare di via della Pergola a Perugia.Amanda, capelli raccolti in una coda, in maglietta e jeans, ha raccontato di essere rimasta “choccatissima” per il delitto.
“Qualche volta – ha aggiunto – mi sembra che non può essere reale quello che è accaduto”. Replicando poi al legale che le aveva domandato il perché di alcuni suoi atteggiamenti in Questura e avesse fatto la ‘ruota’, Amanda ha concluso: “Sono abituata a cercare la normalità in situazioni di difficoltà. E’ un modo per sentirmi sicura. Lo so che i miei comportamenti possono sembrare spensierati, ma io sono così”.Prima rispondendo alle domande dei pm Giuliano Mignini e Manuela Comodi, la Knox ha detto: ”Non mi hanno detto è stato lui, ma che sapevano che avevo incontrato” Patrick Lumumba. Quindi ha ricordato l’interrogatorio del 5 novembre 2007, quando aveva parlato di Patrick Lumumba, precisando che il suo nome venne fuori dopo che la polizia aveva visto sul suo cellulare un messaggio inviato a Lumumba per lavoro.”Continuavano a ripetermi che, o non volevo parlare perché ero una stupida bugiarda, o perché non ricordavo – ha continuato – Quindi ho fatto il nome di Patrick, ho iniziato a piangere e a immaginare un tipo di scena, con immagini che non concordavano ma che forse avrebbero potuto spiegare la situazione: immaginai la faccia di Patrick, piazza Grimana, la mia casa, una cosa verde che loro mi hanno detto poteva essere il divano. Poi loro hanno cominciato a ricostruire”. Amanda ha ricordato che a condurre l’interrogatorio quella notte fu una poliziotta con i capelli ”lunghi e scuri” e che un uomo le mostrava il cellulare dicendo: ”Guarda, guarda chi proteggevi”. ”Non ho visto all’inizio chi mi aveva dato gli scappellotti – ha precisato – poi mi sono girata e ho visto che era sempre la poliziotta con i capelli scuri”. Lei era ”presa da questo messaggio trovato sul cellulare”. ”Poi mi hanno mostrato questo messaggio – ha detto – e mi hanno detto ‘sei sicura di non aver incontrato proprio questa persona?’. Ero così impressionata che a un certo punto ho detto: cavolo forse hanno ragione loro, forse ho dimenticato”.
Fonte: Adnkronos