Il cardiochirurgo giapponese Shigeyuki Ozaki negli anni 2000 mise a punto una tecnica che fosse un’alternativa alle procedure tradizionali di sostituzione della valvola aortica con l’obiettivo di offrire una soluzione più duratura e fisiologica per i pazienti, soprattutto quelli più giovani, evitando i rischi legati all’uso di protesi meccaniche o biologiche. Oggi la cosiddetta tecnica Ozaki viene utilizzata in pochi centri di alta specialità in tutto il mondo: tra questi vi è il Salus Hospital di Reggio Emilia, Ospedale di GVM Care & Research accreditato con il SSN, dove il dott. Alberto Albertini dirige l’équipe di Cardiochirurgia e può vantare una casistica, tra le maggiori in Europa, di 180 pazienti trattati con successo.
“Siamo attualmente l’unica équipe in Emilia Romagna ad adottare la tecnica ricostruttiva Ozaki (il dottore aveva portato la metodica innovativa anche a Maria Cecilia Hospital) – commenta il dott. Albertini –. Siamo in grado, grazie a questa metodica chirurgica, di ricreare la valvola aortica senza applicare protesi artificiali, ritagliando una valvola realizzata “su misura” a partire dal pericardio del paziente stesso”.
La ricostruzione di una nuova valvola impiegando tessuto autologo offre grandi vantaggi per il paziente: non vi è necessità di terapia anticoagulante, come invece avviene con l’impianto di valvole meccaniche, e la valvola ricostruita ha una maggiore durata nel tempo rispetto alle protesi biologiche e non presenta rischi di reazioni del sistema immunitario.
Proprio per queste caratteristiche, la tecnica Ozaki viene principalmente utilizzata in pazienti giovani che necessitano di una soluzione a lungo termine, operati per la prima volta alle valvole cardiache, ed in particolare nei casi di bicuspidia aortica, malformazione congenita che riguarda circa il 3% della popolazione e può comportare un deterioramento più rapido della valvola malformata rispetto a quella naturale.
“Il paziente più giovane che abbiamo trattato aveva 16 anni ai tempi dell’intervento, ed è stata una delle maggiori soddisfazioni della mia carriera perché oggi è un calciatore professionista – racconta il dott. Albertini -. In generale la tecnica Ozaki è indicata in circa il 15% del totale dei pazienti affetti da patologia valvolare aortica al di sotto dei 60 anni”.
Grazie alla tecnica ricostruttiva Ozaki, le prospettive di trattamento si orientano verso l’innovazione, con risultati chirurgici sempre più eccellenti. Tuttavia, la curva di apprendimento è lunga e, al momento, solo pochi specialisti hanno acquisito una solida esperienza in questo campo. Presso il Salus Hospital, grazie a collaborazioni con le università italiane, si sta lavorando per integrare nel team del dott. Albertini giovani specializzandi, che avranno l’opportunità di imparare questa metodica all’avanguardia.