• Il 53% delle cooperative campionate raggiunge una performance alta sui fattori sociali, ambientali e di governance
  • Lavoro: 87% dei contratti è a tempo indeterminato, in aumento le ore di formazione e l’impegno per la sicurezza
  • La presidente Ghedini: “I risultati sono il frutto del buon lavoro sulla sostenibilità, fatto insieme alle imprese associate”

 

L’Agenda cooperativa per lo sviluppo sostenibile Bologna 2030, realizzata da Legacoop Bologna attraverso il monitoraggio delle performance ESG di un campione altamente rappresentativo delle aderenti, riporta un positivo scatto in avanti sul fronte della sostenibilità: per la prima volta oltre la metà delle imprese campionate – ben il 53,3% – raggiunge una performance di fascia alta, tra l’ottimo e il buono, relativamente al rating ESG. Il 43,3% raggiunge un risultato soddisfacente e il restante 3,3% sufficiente, nessuna si colloca nella fascia bassa. Sono questi i dati che emergono della piattaforma globale Synesgy, sviluppata dal gruppo CRIF-CRIBS, che ha conferito un rating ESG alle associate a Legacoop Bologna.

Le cooperative bolognesi campionate hanno performance di sostenibilità superiori a quelle delle media delle imprese italiane. Tra queste solo l’1% raggiunge una performance ottima mentre il 12% si colloca nella fascia bassa; il 73% tra il sufficiente e il soddisfacente. Il 14% raggiunge un rating buono.

“Il balzo in avanti sul rating ESG delle nostre imprese associate è frutto di due fattori combinati – sostiene Rita Ghedini, presidente di Legacoop Bologna – Il primo è più legato alla forma imprenditoriale “nativa sostenibile” con una visione di lungo periodo che cerca di ridistribuire le risorse lungo la filiera, nella catena del valore, tra i diversi fattori produttivi tenendo in considerazione la comunità e gli stakeholder con un forte radicamento territoriale. Il secondo fattore è più legato ad una maggiore conoscenza e consapevolezza cresciuta negli anni, sia dentro ogni cooperativa sia attraverso il percorso che abbiamo avviato in modo pioneristico sei anni fa, scegliendo, prima dell’evoluzione normativa, di investire sull’adozione dell’Agenda ONU 2030 come fattore strategico dell’azione imprenditoriale e territoriale cooperativa. Abbiamo costruito una “palestra” per confrontarci sugli obiettivi dello sviluppo sostenibile e delle tematiche ESG e abbiamo avuto alta adesione e buoni frutti. Continueremo con costanza a migliorare questo approccio, connettendolo sempre di più all’economia sociale e alla nuova normativa europea”.

Nel 2023 migliorano anche gli indicatori economici delle associate a Legacoop Bologna, con un valore della produzione che raggiunge i 14,5 miliardi di euro (+6% rispetto all’anno precedente), con 54 milioni di euro di utili destinati a riserva indivisibile e con un patrimonio netto che aumenta a 3,8 miliardi di euro (+5,8% rispetto all’anno precedente). Si tratta del valore economico prodotto che non è stato distribuito tra le socie e i soci ma che è stato lasciato nell’impresa,  per lo sviluppo o per fare fronte ai momenti di crisi.

Sono alcuni dei dati dell’Agenda Cooperativa per lo sviluppo Sostenibile di Legacoop Bologna, che misura il contributo annuale al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda ONU 2030 delle cooperative sul territorio bolognese. I dati sono stati presentati oggi,  nel corso dell’evento “Praticare la sostenibilità: sfide e numeri”, concluso da un confronto tra Matteo Lepore, sindaco di Bologna, e Rita Ghedini, presidente di Legacoop Bologna.

All’iniziativa è intervenuto anche Carlo Alberto Pratesi, professore ordinario dell’università̀ Roma Tre, presidente di EIIS – European Institute of Innovation for Sustainability, che ha posto l’accento sulla connessione tra i processi di innovazione e la sostenibilità, non solo per affrontare le sfide della transizione ecologica ma anche con una forte attenzione all’approccio culturale e sociale.

Il sindaco Matteo Lepore ha evidenziato le traiettorie per costruire un ambiente urbano tra città, pianura e montagna, resiliente e sostenibile

“Le sfide che attraversano i nostri territori sono numerose e complesse e vanno affrontate in una logica sistemica – ha sottolineato Lepore – Ogni attore è chiamato a fare la sua parte in una logica di governance multi-stakeholder di co-responsabilità insieme alle istituzioni. Va ridisegnato un assetto idrogeologico e urbanistico che consenta di gestire gli effetti negativi del cambiamento climatico. Occorre sostenere tutte le fragilità con un approccio che guarda la prossimità e la persona, ricomponendo frammentazioni e lavorando sull’empowerment, spostandoci dall’emergenza alla prevenzione, dall’assistenza alla promozione e inclusione sociale. Infine, la connessione con il Tecnopolo ci consentirà di costruire pratiche digitali e predittive per impostare nuove policy resilienti e sostenibili”.

Nel Report 2024 di Legacoop Bologna sono evidenziati, tra gli altri, tre fattori distintivi del modello dell’impresa cooperativa.

 

Il primo è la promozione di buon lavoro, con l’87% dei 45.684 lavoratori dipendenti di cooperative associate a Legacoop Bologna che è a tempo indeterminato, con contratti che prevedono elementi di qualificazione e rafforzamento del rapporto con soci e dipendenti. Tutte le cooperative sono impegnate nella formazione, erogata per un totale di 549.578 ore. Le pratiche di conciliazione vita-lavoro e il welfare aziendale sono centrali per tutte le realtà.  Il 50% delle associate ha la certificazione ISO 45001, per garantire sicurezza e salute dei lavoratori oltre quanto previsto dalle normative e vengono confermate le forme di sanità integrativa, in continuità con l’anno precedente

La presenza femminile è del 71% nella forza lavoro (in calo rispetto all’anno precedente) mentre aumenta al 38% nei livelli apicali.

 

Il secondo riguarda l’impatto mutualistico sulla comunità con una funzione sociale capace di perseguire un interesse generale, che guarda ai bisogni dei cittadini e non alla massimizzazione del profitto.

La promozione di politiche attive del lavoro ha permesso l’attivazione, in aumento, di percorsi di orientamento, formazione, tirocini e inserimenti lavorativi e workers buyout per 5.254 persone svantaggiate, vulnerabili e disabili.

Stabili gli interventi verso le persone con bisogni di assistenza nell’ambito sociosanitario, con 22.089 persone coinvolte mentre sono in calo le attività a sostegno della comunità educante, con 51.606 bambini, ragazzi e adolescenti che accedono a servizi dell’infanzia 0-6, servizi integrativi scolasti e percorsi socioeducativi, gestiti da cooperative.

In un contesto dell’abitare estremamente complicato per il territorio di Bologna, continua il fondamentale effetto di calmieramento della cooperazione di abitanti a proprietà indivisa, con i 3.513 alloggi assegnati ai soci con un canone medio del 60% inferiore dei prezzi di mercato.

In crescita i percorsi di accoglienza per i migranti, con 2.863 persone coinvolte.

 

Il terzo tratto distintivo riguarda la capacità di rigenerare porzioni dell’ambiente urbano e costruire modelli di produzione sostenibili anche attraverso pratiche innovative.

Sono confermati e in continua evoluzione i percorsi di rigenerazione urbana, che sulla città di Bologna hanno raggiunto circa 90.000 metri quadri di superficie rigenerata, con l’implementazione di orti e giardini urbani, spazi di coworking, luoghi per eventi culturali, artistici musicali e sportivi, ristorazione biologica e hub di innovazione sociale, che nell’insieme hanno prodotto 160 nuovi posti di lavoro, con una frequentazione annuale di oltre 370.000 persone.

Il 70% delle cooperative ha fatto investimenti per aumentare l’efficienza energetica e per la creazione di impianti di energia rinnovabile (il 90% ha scelto il fotovoltaico).

Oltre la metà delle imprese, il 53%, ha continuato a implementare pratiche di economia circolare, sempre di più realizzate in filiera: recupero di sottoprodotti, riutilizzo, riciclaggio e recupero di materiali per la produzione di energia.

Nel settore food, le cooperative stanno agendo su più livelli: sia attraverso lo sviluppo di linee di prodotti e produzione biologica, sia con progetti di contrasto allo spreco alimentare con percorsi di educazione alimentare. La merce recuperata e donata a realtà senza fini di lucro, in aumento rispetto all’anno precedente, è equivalente a un milione e 500mila pasti.

Strettamente integrata a tutti i processi di sostenibilità c’è la propensione all’innovazione che ha costruito un vero e proprio ecosistema: il 40% delle cooperative ha centri di ricerca e sviluppo propri; aumentano le collaborazioni con start up innovative.